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  1. LiamHart
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    William Hart
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    "Il mondo sta cambiando, William! Quello che è accaduto è soltanto una prova di quello che possono fare quelli come noi. Siete stati a Salem, indietro nel tempo, ma soprattutto siete riusciti ad uscirne vivi! Hai protetto Madison, e lei ha protetto te, capisci? Avete collaborato! E' stato così terribile farlo? E' davvero impossibile collaborare con quella ragazza? E' fondamentale, William, che tu non abbia soltanto cura dei ragazzi che addestrate! E' fondamentale che tu abbia cura di lei, perchè è importante per tutti noi. Quei ragazzi la adorano quanto adorano te, ma soprattutto le sue abilità sono... Beh, sono anni che una guaritrice così giovane non mostrava poteri simili. Tienila d'occhio, hai visto cosa accade là fuori tutti i giorni. Tu fallo, davvero, tienila d'occhio e vedrai che lei farà lo stesso con te!"

    Quello era stato il modo in cui James aveva commentato il nostro ritorno da Salem ed il mio racconto. Non so quanto ci fosse di sincero in quelle parole, ma avevo avuto modo di testare le abilità di Madison abbastanza a lungo per dire che forse era vero. Forse era davvero molto abile.
    Tenerla d'occhio, però, sarebbe stato difficile. Come tenere sotto controllo una ragazza come lei che non avrebbe mai sopportato l'idea di essere controllata da qualcuno? Sorvegliata?
    Erano parole, quelle di James, che avrei tenuto assolutamente per me. Salem era servito ad entrambi per capire che in fondo non sarebbe stato poi troppo difficile sopportarci a vicenda. Non avrei rinnegato quello che pensavo di lei, i suoi difetti che ormai conoscevo bene, ma avevo avuto modo di capire che aveva anche dei pregi che non avrei mai immaginato.
    Con quel suo modo di impuntarsi sulle proprie posizioni e difenderle fino allo stremo mi ricordava molto me, e non era poi brutta l'idea di avere una persona come lei su cui poter contare. Una persona che mi avrebbe aiutato pur se fossi stato troppo orgoglioso per chiederle aiuto.
    Forse da quel momento le cose fra me e lei sarebbero andate così, ci saremmo tenuti d'occhio a vicenda, pronti a darci una mano, o forse tutto quello era stato puro spirito di sopravvivenza.
    Quel giorno avrei avuto modo di scoprirlo al campo d'addestramento, dove i primi ragazzi erano già arrivati. Quando giunse anche lei il sole stava tramontando, e la salutai con un Buonasera principessa! meno acido del solito, accompagnato da un sorriso beffardo.
    Ero seduto su un tronco d'albero, incassato fra due tende che i ragazzi avrebbero potuto usare per riposarsi durante le pause, ed osservavo lo scontro fra due tizi che avevano ad occhio e croce la mia età. Uno di loro sapeva muovere gli oggetti col pensiero, l'altro aveva una forza sovrumana. Era uno scontro abbastanza alla pari, soprattutto poichè emergeva chiaramente che nessuno dei due era capace di usare le proprie abilità abbastanza bene per riuscire a mettere al tappeto il proprio avversario.
    Stanno facendo dei progressi... Borbottai, appena Madison mi passò nuovamente dietro Secondo te quando saranno pronti? Mi resi conto dopo aver pronunciato quelle parole del fatto che quella era la prima volta che volevo sentire un suo parere su qualcosa, lì al campo.
    L'avevo sempre ignorata, mi ero sempre comportato quasi come se non ci fosse. Lei si occupava di quelli più giovani, io di quelli più adulti. Non mi era mai apparso chiaro chi dei due svolgesse il lavoro più duro, poichè si trattava di responsabilità diverse.
    Punta sempre oggetti che sei sicuro di poter spostare! So che sei tentato di scagliargli addosso massi o tronchi, ma non sei ancora a quel punto! In uno scontro una presunzione simile potrebbe esserti fatale! E tu... Che diamine, sei forte, tanto, ma non sei mica indistruttibile! Cerca di schivare quegli attacchi, ed assesta meglio i tuoi colpi! Li richiamai entrambi, lasciando che poi riprendessero lo scontro.
    Intorno a noi si alzava anche il chiacchiericcio proveniente dalle tende circostanti o dai punti in cui si stavano scontrando i giovani dalle abilità più avanzate. Ogni tanto si sentiva qualche piccolo boato o esplosione, nulla di preoccupante.
    Sai una cosa..? Dopo Salem ho iniziato a vedere le cose da un'altra prospettiva, pensaci! Le feci cenno di accomodarsi sul tronco accanto a me, ed appena lo fece ripresi Un attimo prima siamo a New York, è il 2014... Giusto? Quello dopo siamo a Salem, poco prima del settecento! Ti rendi conto di cosa possono fare alcuni di noi? Se non mi avessi fermato tu, io avrei potuto uccidere tutte quelle guardie! Con una spada ed il tempo bloccato non avrebbero potuto fare nulla per impedirmelo! Densil avrebbe potuto dar fuoco all'intero edificio, e tu... Puoi guarire le persone! Incrociai le mani dietro la nuca, e mi presi un attimo per riflettere.
    Il punto è che forse il momento che stavamo aspettando è meno lontano di quanto pensassimo... Forse siamo abbastanza forti per contrattaccare i cacciatori! Forse siamo abbastanza forti da non temere vampiri, licantropi o altre creature simili... Sbuffai, e tornai a guardare i due che si stavano addestrando.
    Mi dispiace dirtelo, principessa, ma quando questo avverrà... Quando contrattaccheremo... Potrebbe essere un massacro! Sapevo che quelle parole non le sarebbero piaciute, e che lei viveva in quel suo mondo incantato in cui tutto sembrava risolvibile con la dialettica e la retorica. Quella volta sarebbe stato diverso, e serviva qualcuno capace di aprirle gli occhi.
    Quella non è gente con cui si ragiona... O noi o loro! E non possiamo continuare a nasconderci per sempre! Ci sarebbe stato tempo comunque.
    E' possibile anche che loro ci trovino prima, e allora dovremo combattere per le nostre vite. Difenderci, sopravvivere, un pò come è accaduto a Salem... Conclusi, cercando di decifrare l'espressione disegnata sul suo viso.
    Era l'unica ragazza che avevo conosciuto fino ad allora a sembrare ancora più bella quando assumeva quell'espressione corrucciata, che nel suo caso precedeva una ramanzina o una presa di posizione.
    Il sorriso tranquillo che abbozzai, probabilmente, le sarebbe sembrato fuori luogo.
    Non voglio essere cinico, Madison... Ma quello che ho fatto a Salem, che abbiamo fatto, risparmiare quasi tutti i nostri nemici, non sarà possibile! Non qui, non con loro! Per cui è una domanda che devo farti... Mi concedetti un attimo appena di riflessione, quindi pronunciai quelle altre parole in maniera impassibile: Sei sicura di voler combattere questa guerra? Sei sicura di poterlo fare?
    Trattenni il fiato, e d'un tratto capii qualcosa che mi fece rabbrividire: l'idea che lei non fosse più lì, al mio fianco, adesso iniziava a spaventarmi. Forse io avrei potuto avere davvero bisogno di lei. Forse tutti noi lo avremmo avuto.



    Edited by LiamHart - 27/6/2014, 14:00
     
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  2. ElasticHeart -
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    Chissà cosa sarebbe accaduto se il mondo fosse nato senza questa storia dell’anima gemella.. Siamo cresciuti convinti di possedere un corpo solo per metà, che la realtà, per quanto rosea, è meravigliosa solo se condivisa con qualcun altro. L’importante è andare alla ricerca di qualcuno sul quale appoggiarci perché da soli non saremmo mai completi, ma solo parte di un triste universo...sarebbe tutto più facile se ci avessero dato la possibilità di camminare da soli senza l’aiuto di altri, sarebbe tutto più semplice se al posto di definirci come anime in cerca di sostegno ci definissimo come indipendenti. Avevo imparato a stare in piedi con le mie forze, senza che altri dovessero allungare una mano e guidarmi.
    Ero cresciuta convinta di aver bisogno di qualcuno, ma di chi? Un amico, un amante, un compagno? Era vero, nessuno poteva sopravvivere da solo, ma, per come la vedevo io, ogni persona necessitava di passare un po’ di tempo della sua vita da sola, imparando ad amarsi per quello che era, pregi e difetti. Imparando a cavarsela nelle situazioni difficili, traendo il meglio da ognuna di quelle. Non riuscivo a capacitarmi di come qualcuno potesse provare amore se prima non lo avesse provato per se stesso.
    Avevo percepito questa verità quando,un giorno,da un fatto stupido e quasi banale,mi ero ritrovata in quello che avevo chiamato “comunicatorio”. Il mio spazio tra via Inferno e Paradiso,quello dove continuavo ad ospitare umani speciali nel folle tentativo di dar sfogo alla mia indole tra il decadente e l’illuminista. Qualcuno aveva definito il mio esperimento una pazzia visionaria, io la vedevo come la vela di una nave che attendeva il giusto tempo per salpare. Un progetto, esattamente come quello di James quando mi aveva affiancata a William. Mai, in tutta la mia vita avrei pensato di poter collaborare con lui. Dopotutto possedevamo indoli policrome e discordanti, un modo di vedere le realtà totalmente opposto. Per questo mi ero stupita per quanto fosse stato semplice mettere da parte il mio orgoglio e lavorare con lui. Lui che mi ricordava un’onda, lui che osservava taciturno il mio operato senza tuttavia rivolgermi la parola.
    Sebbene lavorassimo insieme da parecchi mesi mai una volta era accaduto ci trovassimo d’accordo su qualcosa; solitamente ci limitavamo a dividere i compiti in modo da non intralciare l’altro o litigare. Eppure, da quando eravamo sopravvissuti a morte certa qualcosa si era creato tra di noi, un tacito accordo di accettazione reciproca piuttosto che di rifiuto. -Sai..potresti chiamarmi Mad- Non avevo mai sopportato quel soprannome, sferzante e sarcastico.
    Mi diressi verso i miei ragazzi organizzando dei turni di combattimento:erano piccoli, per lo più inesperti. Potevo leggere nei loro occhi la stessa paura che persino io avevo sperimentato dopo aver scoperto la mia abilità. -Sapete che vi dico? Sono due settimane che ci alleniamo, ma nessuno ha ancora raggiunto un livello decente. Se continuate così verrete sopraffatti dal vostro potere.- Alzai le braccia in segno di sconforto per poi dirigermi verso William, là dove avrei riorganizzato le idee. La verità era che i nuovi arrivati a malapena riconoscevano le loro capacità, era come se le respingessero per sentirsi nuovamente normali.
    Guardai il mio compagno, sempre duro e severo con il suo gruppo da sembrare quasi disumano. Fu in quell’istante, mentre osservavo le sue spalle che mi parlò. Mi stupì tanto da alzare un sopracciglio e raggiungerlo per sedermi accanto a lui. Era la prima volta che intrattenevamo una conversazione. Per me lui era William Hart, l’idiota e nient’altro. -Tra qualche settimana, un mese forse. I miei sono ancora troppo spaventati - Ammisi nel più nero sconforto, lanciando occhiate eloquenti in direzione delle tende dove si trovava il mio gruppo. -Sperano di poter tornare alla loro vita precedente, ma ormai è troppo tardi.- Se c’era una cosa che avevo imparato con gli anni era che,per quanto dolce,vivere nel passato o nei ricordi era inutile quanto stupido.
    Guardai Liam e incrociai le braccia, ben disposta ad ascoltarlo. Probabilmente ci eravamo comportati come dei bambini in quei mesi, ignorandoci gli uni e gli altri con la speranza di evitare le divergenze. -Dimentichi che non tutti sono in grado di controllare le proprie capacità. Cosa succederebbe se ci fosse una guerra, qui ed ora? E’ vero, alcuni di noi sono pronti, ma tutti gli altri verrebbero sacrificati. Non è ancora tempo.- Mi spostai i capelli di lato prendendo un grosso respiro -I cacciatori non fanno differenze, né le creature. Eliminerebbero i più deboli fino a lasciare in vita pochi di noi..così facendo vincerebbero senza problemi.- Ero sempre stata una persona pratica, dai ragionamenti concreti e schivi. Non sopportavo gli inutili spargimenti di sangue, soprattutto se delle mie genti.
    Lo guardavo, la fronte aggrottata e l’espressione indecisa di chi ascoltava la verità, ma aveva paura di andare contro i propri ideali. Era strano per me dar lui ragione, forse perché l’avevo sempre visto come una seccatura piuttosto che un possibile alleato. -Non sono così stupida da non sapere cosa potrebbe succedere.-Precisai con un tono di voce che tuttavia non era seccato. -Dobbiamo organizzarci in modo da essere pronti. Così, quando sarà giunto il momento potremo attaccare o difenderci.-
    Allungai la mano destra quasi a suggellare il nostro patto e in quell’istante il vento cominciò a soffiare,spazzando via i miei dubbi.
    -Promettimi solo questo: nessuno dei nostri dovrà morire per motivi stupidi o per piani frettolosi.-Sospirai, quel che stavo affermando andava in qualche modo contro i miei valori, tuttavia sapevo che alle volte era necessario scendere a compromessi con sé stessi pur di sopravvivere ed essenzialmente sopravvivere era quello che dovevamo fare.
    Mi alzai ponendomi dinnanzi a lui ed osservando la tempesta che sferzava nelle sue iridi,incapace di comprendere quale sarebbe stata la sua risposta. -Promettilo! Se ti rimangerai la parola avremo chiuso ok?- Incalzante mossi ancora la mano quasi a pregarlo la prendesse.
     
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  3. LiamHart
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    William Hart
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    Difendere i deboli, quello sarebbe stato un problema. Una prerogativa da cui in una società organizzata e civile come la nostra non si poteva sfuggire. Nessuno sarebbe stato lasciato indietro, compito dei più forti era anche quello di difendere i più deboli. Era sempre stato così nella nostra comunità di speciali, e sempre così sarebbe stato.
    Il consiglio era nato per quello, per organizzare tutto, per dare un punto di riferimento a chi non aveva modo di trovarne altri.
    I più giovani erano i più deboli, quelli che stava addestrando Madison erano in buona parte novellini che non avevano ancora idea di quale fosse davvero la loro abilità. Quelli che stavo addestrando io, però, non erano molto meglio. La maggior parte di loro si sentiva immortale, molto più potente di quanto fosse in realtà. Dimenticavano la verità più grave, cioè che potevano essere feriti e uccisi come normali esseri umani. Nulla ci avrebbe distinti da quel punto di vista.
    Ed ora c'era quella ragazza di fronte a me, quella che cercava di convincermi con ogni mezzo necessario a risolvere le cose in un modo che non comprendesse violenza e sangue.
    I suoi ragazzi, alcuni ancora bambini, non erano pronti. La stessa cosa si poteva dire di buona parte dei miei.
    Non avremmo dovuto affrontare adesso i cacciatori, non apertamente, non attaccandoli. Qualunque stratega dalle buone capacità sapeva che difendere era meglio di attaccare, poichè sarebbe stato possibile sfruttare una serie di dettagli e posizioni che avrebbero favorito un buon esito dello scontro.
    Mi sovvenne alla mente un gioco da tavola: "Risiko". I carri armati si scontravano a colpi di dadi, e nel caso in cui i punteggi dei dadi tirati dal difensore sarebbero stati uguali a quelli tirati dall'attaccante, sarebbe stato il primo a vincere. Una metafora perfetta.
    Forse avremmo potuto affrontare un attacco diretto alla stazione, forse eravamo pronti soltanto per quello.
    Se ci fosse una guerra qui ed ora? Una parte di me preferisce non pensare a questa evenienza, un'altra spera che molti dei nostri "Allievi" riescano a comprendere quanto dura sia la realtà, e che inizino ad adeguarsi e a mettercela tutta.
    Non erano probabilmente quelle le parole che voleva sentire, ma di certo erano meglio di quelle che le avrei detto qualche giorno prima.
    Poi quella sua richiesta, come un fulmine che si abbatteva a ciel sereno proprio di fronte a noi. Una promessa.
    Beh... "Mad"... Accentuai in maniera ironica il nome con cui mi aveva chiesto di chiamarla, io continuavo a preferire "Principessa" Sembra che tu mi stia addossando responsabilità maggiori di quelle che ho in realtà! Ancora una volta le rivolsi un sorriso sornione, quindi incrociai le braccia al petto e la guardai dritta negli occhi.
    Le mie responsabilità si limitano a questo campo e al Fangtasia... E posso prometterti... Continuai, cercando di tornare serio Che farò quello che mi hai chiesto! E sia chiaro, non perchè me lo abbia chiesto tu, ma perchè per quanto possa suonarti strano anche io ci tengo all'incolumità di quelli come noi.
    Tornai quindi a sorridere, il mio sguardo era incatenato al suo, e si leggeva dal suo sguardo che quel mio modo di fare l'avrebbe infastidita. Probabilmente pensava che non la stessi prendendo molto sul serio, e mi chiesi come avrebbe reagito se avesse scoperto che in realtà mi stavo comportando in quel modo perchè tentavo di tranquillizzarla, di rendere quegli argomenti meno pesanti e duri di quanto fossero.
    E poi cosa diavolo ti fa pensare che mi dispiacerebbe chiudere con... Un urlo straziante interruppe le mie parole, squarciando l'aria con una rapidità terrificante.
    Io e Madison scattammo in piedi contemporaneamente, e fu allora che fecero il loro ingresso nel campo due ragazzi che potevano avere uno o due anni meno di me e lei. Il ragazzo aveva una ferita dall'aspetto preoccupante ad una spalla, e si reggeva alla ragazza che aveva urlato, una volta nel campo.
    Cosa diavolo è successo? Chiesi, correndo verso di loro. Madison controllò immediatamente la ferita, e mi confermò immediatamente che si trattava di un morso.
    Che cosa ti ha attaccato?
    Non lo so... Mormorò il giovane, soffocando subito dopo un urlo di dolore.
    Non sembra il morso di un licantropo! Quindi di che genere di bestia si...
    Non era una bestia...
    Era una persona, un umano, non sembrava stare molto bene! Aveva il viso pieno di piaghe e...
    Ho capito di cosa si tratta... Sentire quelle parole fu come trovarmi sotto una doccia gelata, ma il peggio doveva ancora venire.
    Non era solo, ce n'erano almeno altri dieci come lui, temo ci abbiano seguiti...
    Oh... Cazzo... Corsi immediatamente a chiudere il cancello di legno della palizzata che circondava il campo, e fu allora che li vidi, scrutarci come un cacciatore avrebbe fatto con la propria preda.
    Raggiunsi Madison, e presa per un polso la tirai verso di me, nel tentativo di parlarle da sola.
    Sono Rugarus. Le sussurrai Un fottuto gruppo di Rugarus, e sono tutti fuori che cercano di entrare per fare di noi la loro cena. Entrai nella tenda adiacente, e ne uscii impugnando un fucile d'assalto con un mirino di precisione. Sparai un colpo in aria, attirando l'attenzione di tutti i presenti, poi mi rivolsi di nuovo a Madison, intenta nuovamente a prendersi cura del ragazzo ferito.
    C'è dell'ironia nel fatto che tutto questo stia accadendo dopo quello che ci siamo appena detti, non trovi? Le poggiai una mano sulla spalla Cerchiamo di sopravvivere e proteggere questi ragazzi...
    Gli altri, nel frattempo, ci avevano circondati. Eravamo una trentina, ma almeno dieci di non erano poco più che bambini.
    Non vi mentirò... Iniziai Fuori da questo cancello ci sono almeno una decina di Rugarus, che per chi non lo sapesse sono esseri umani la cui volontà è stata sostituita da una fame incontrollabile di carne...
    Umana... Piagnucolò la ragazza di prima.
    Esatto! Risposi freddo Chiunque di voi non possieda un'abilità per attaccare a distanza prenda un fucile o una pistola dalla tenda! Tutti i minorenni restino al suo interno, e non escano per nessun motivo! Farò in modo che sarete al sicuro. Per chi resterà a combattere... NON FATELI AVVICINARE PER NESSUN MOTIVO! I loro morsi vi indebolirebbero in maniera terrificante, e non potreste continuare lo scontro.
    Inspirai profondamente, quindi mi apprestai a concludere quel discorso Avete l'occasione di testare le vostre abilità! Ricordate che loro sono spietati, ma soprattutto che non sono più umani! Per cui vi invito, almeno per questa volta, ad esserlo altrettanto. "Spietati", una parola che probabilmente a Madison non sarebbe piaciuta affatto.
    Principessa, se vuoi aggiungere qualcosa, questo è il momento... Mormorai infine, avvicinando le mie labbra all'orecchio della ragazza in questione.


     
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  4. ElasticHeart -
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    Quello che ho capito è che l'universo ha bisogno di essere notato. Non ha la capacità, lui, di starsene in disparte senza mettersi in mostra. Lui non se ne sta lì -come invece farebbero i quadri- lui, nella sua pervenuta esistenza, necessita di qualcuno che si occupi delle sue necessità. Dopotutto non lo capisce ciò che è bene o male. Penso non si curi affatto di trovare una sua morale: capriccioso, desideroso come l'onda quando lambisce lo scoglio.
    L'universo è come un'onda e quell'onda si abbatté su di noi in quella giornata.
    Vorrei poter affermare con certezza di non credere nel fato, eppure per semplice e innocente fede sono pronta a scommettere nulla sia il solo risultato delle nostre decisioni. Il fatto è che molte persone, nella loro tranquilla ignoranza, si limitano ad osservare dall'interno la loro esistenza ed è qui che sta il problema. L'uomo dovrebbe smetterla di vivere la vita che si aspetta e cominciare a pensare fuori dagli schemi; osservare le nuvole che circondano la Luna piuttosto che la Luna stessa.
    Mio padre affermava che avrei dovuto studiare psicologia: il pensiero che studia il pensiero, eppure tutte quelle idee non avrebbero portato assolutamente a nulla. La verità era che nessuno necessitava di astratti ragionamenti, c'era bisogno -di quei tempi- di persone vere, circondate da persone altrettanto vere, non rarefatte, non della “stessa sostanza di cui sono fatti i sogni”.
    Forse era questo che ci divideva tanto a me e William, forse era questo che, allo stesso tempo, ci aveva avvicinati a Salem e ci avrebbe avvicinato anche in quella situazione. Lui era reale sotto molti punti di vista e io – senza amarezza o sarcasmo – riuscivo a vederlo solo in quell'istante, dopo mesi passati ad insultarci a vicenda.
    -E' difficile da credere vedendo come li tratti Liam. Sembra..sembra tu tragga piacere nel trattarli con sufficienza-Avrei voluto dire altro, ma l'urlo che ci raggiunse squarciò la tranquillità che si era formata tutt'intorno a noi, facendomi pensare che in quell'esatto istante l'universo aveva fatto la sua mossa.
    Mi alzai senza aspettare istruzioni e corsi incontro i due ragazzi che si tenevano appoggiati l'uno sull'altro, sfiniti. Ho bisogno tu stia fermo Max intimai al ragazzo ferito. Era arrivato al campo poco tempo prima e, dal momento che il suo potere si era sviluppato in ritardo rispetto ad altri era stato affidato a me. Controllai la feria, tranquillizzandomi quando mi resi conto fosse curabile.
    Sebbene il consiglio avesse riconosciuto in me capacità straordinarie non ero ancora in grado di curare ferite mortali. Era difficile spiegare quel legame che noi guaritori avevamo con la morte, era come se la percepissimo nei corpi di coloro che non ce l'avrebbero fatta e, per questo motivo, evitavamo di intervenire.
    Ascoltai le parole di Max, susseguirsi a quelle della ragazza e di William e fu alla parola Rugarus che il mio corpo si gelò. Gettai un'occhiata veloce in direzione di Liam, concedendomi cinque secondi, solo cinque, di panico. Contai nella mia mente con gli occhi chiusi, poi riaperti quelli mi diressi verso una delle tende dove tenevamo le armi e inforcai un fucile.
    Sebbene fossi preoccupata per ogni singola vita umana non avrei dato a vedere quel senso di angoscia che mi aveva attanagliato le budella al sentire l'urlo della giovane che aveva riportato Max in salvo.
    -Devi ammettere Hart che tutto questo ha dell'incredibile. Non ci parliamo per mesi e non accade nulla, scambiamo qualche battuta un giorno e si scatena l'inferno. Qui c'è qualcuno che non tifa per la nostra collaborazione- Caricai il fucile spingendolo poi sulla spalla, sul viso un sorriso che qualcuno avrebbe potuto scambiare per amarezza.
    I ragazzi ci circondarono, chi spaventato, chi desideroso di testare le proprie abilità e chi ancora incapace di comprendere ciò che gli veniva detto.
    Mi limitai ad ascoltare ed annuire, fu quando mi chiese se avessi da aggiungere altro, sussurrandomi all'orecchio, che mi mossi in direzione dell'uditorio, convinta di ciò che avrei detto.
    Sentite.. Qui non si tratta di un'esercitazione, qui si tratta di creature VERE e VERI pericoli. Con questo non vi dovete sentire in diritto di tentare gesta eroiche. Combattiamo insieme o moriremo da soli
    MI AVETE COMPRESA?

    Un mormorio accondiscendente si fece strada tra il piccolo gruppo che mi guardava. -Alcuni di voi avranno paura, non lasciate che vi controlli o sarete comunque carne al macello. Ora sarà meglio prepararsi- Rumori disumani si avvicinavano sempre più, lasciando presagire il peggio. -Abbiamo qualcuno che sappia maneggiare il fuoco?- Rivolsi lo sguardo ai presenti e una ragazzina dai capelli castani alzò la mano, visibilmente impaziente.
    Io...Io controllo il fuoco, ma non bene..Si insomma, non sono qui da molto.. Il problema era quello, nessuno era al campo da molto.
    -Andrà tutto bene, devi solo concentrarti e lasciare la paura fuori ok? Loro sono deboli al fuoco -annuì. In risposta io presi il braccio a Liam spingendolo in disparte.
    -Tu al cancello con la ragazza e alcuni io al lato ovest con qualche ragazzo?- Quasi non finì la frase che qualche Rugarus si lnciò sulle palizzate dell'alto cancello che era stato costruito, in cerca di scavalcarlo. -Ricacciamo questi demoni dove meritano di stare.- E così dicendo recuperai un piccolo gruppo di uomini, chi con poteri offensivi, chi difensivi e mi lancia verso le barricate vicino le tende, là dove altri rumori si avvicinavano voraci a noi. Mi posizionai, il fucile sulla clavicola pronta a sparare.
    Fu in un baluginante lampo di luce che uno di quelle creature si lanciò verso di me, allungando le mani come a volermi raggiungere. Aprì il fuoco seguita dagli altri ricacciandolo da dove era venuto e lì sentì per la prima volta il peso di una vita sulla coscienza. Per quanto i Rugarus avessero perduto ogni forma di umanità mi sentì totalmente vuota, in colpa con me stessa. Scossi la testa per allontanare quei penseieri. Dovevo essere vera e non rarefatta, di terra piuttosto che d'aria.
    Un altro urlo si fece strada per il campo, proveniente dalla postazione di Liam. -Non voltatevi.- intimai io, preoccupata tanto quanto loro. -William li proteggerà tutti-
     
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  5. LiamHart
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    William Hart
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    Capii che stavo imparando a conoscere anche troppo bene quella ragazza nel preciso istante in cui, osservando i suoi sguardi e le sue espressioni, scoprii di poter anche capire almeno in linea di massima cosa stesse provando davvero, cosa le passava per la mente.
    Si mostrava forte, coraggiosa, eppure mi bastò guardarla negli occhi per capire che quella era un'apparenza che avrebbe potuto ingannare tutti quei ragazzi, ma non me. Forte e coraggiosa lo era e lo sarebbe sempre stata, ma in quel caso aveva anche un pò di paura, preoccupazione, e se la conoscevo bene avrei potuto scommettere che erano più rivolte agli altri che a se stessa. Mi chiesi se fosse in pensiero anche per me, ma mi resi conto che difficilmente era così.
    Fu lei a propormi quella divisione in due gruppetti, uno che avrebbe difeso il lato ovest ( Guidato da lei ) ed un altro che avrebbe dovuto difendere il cancello principale ( Guidato da me ).
    Sarei rimasto volentieri al suo fianco, al fine di proteggerla come mi aveva richiesto James, ma quella sembrava l'idea migliore, per quanto odiassi ammettere che era scaturita dalla sua mente.
    Obiettivamente di quei ragazzi non ce n'era uno che avrebbe potuto guidare gli altri meglio di noi due, e quella di difendere due luoghi contemporaneamente era una forzatura dovuta ai piazzamenti di quegli esseri.
    Rugarus, a detta del consiglio le creature più pericolose fra tutte quelle esistenti. Non per le proprie abilità, ovviamente, ma per quella loro fame che li rendeva spietati, impossibili da fermare con la dialettica. Un bel problema per la nostra Principessa, quello.
    La bloccai per un polso, di nuovo, appena prima che ci separassimo, per rivolgerle quelle ultime parole: Un rugarus non può tornare umano, una volta trasformato. E' un pò come gli zombie dei film e dei telefilm... Non c'è nulla che tu possa fare, a parte piazzargli un proiettile in mezzo agli occhi! Dobbiamo farlo, non sentirti in colpa. Stai facendo un favore a quel poco che resta delle loro anime. La lasciai lentamente, e mi diressi con gli altri giovani al cancello principale, punto in cui feci quella scoperta terribile: erano molto più di quanti pensassi.
    Arrivarono in decine, correndo e urlando. Due ragazze urlarono terrorizzate alla vista di quegli esseri, e ripiegarono verso le tende.
    Fu allora che capii che era necessario incoraggiare gli altri: C'è molto di peggio! Gridai, togliendo la sicura al fucile Queste creature non pensano, cercheranno di aggredirvi per la via più diretta! Non hanno un piano, non sono organizzate... MA NOI SI! Detto questo presi la mira, senza bisogno di bloccare il tempo, e sparai una raffica di proiettili che colpì uno dei nostri aggressori al petto, lasciandolo al suolo privo di "Vita".
    Visto? Nulla di diverso da noi comuni umani! Non abbiate paura... FUOCO! Nel giro di pochi istanti si creò il caos, fra quegli esseri che raggiungevano il cancello e cercavano di scavalcarlo e i nostri contrattacchi fatti di proiettili, pietre, oggetti vari scagliati con la telecinesi, piccole scariche elettriche o simili.
    Alcuni di quegli esseri caddero, io con quel fucile ne uccisi altri due, poi lanciai un'occhiata a Madison, mentre nelle orecchie continuavano a risuonarmi le parole di James su di lei e la sua importanza. Una decina di loro giaceva al suolo, ma dalla vegetazione ne uscivano altri correndo, affamati e pronti a banchettare con noi. Alcuni raggiunsero il cancello, e iniziarono a scavalcarlo, i primi vennero uccisi, ma i primi due riuscirono a scavalcarlo. Erano troppi e non potevamo fermarli tutti.
    Una volta che i primi furono dentro non mi restò altra scelta se non quella di alzare un braccio e comunicare a tutti: Ripiegare! Create una fila di fronte al cancello, pronti di nuovo a far fuoco! Mi rivolsero diverse occhiate interrogative, ma fecero come gli avevo chiesto. Avevo un piano.
    Appena vidi che erano tutti pronti feci una cosa che sarebbe potuta sembrare a dir poco folle, e raggiunta la leva del cancello mi preparai ad abbassarla.
    Continuando così non sapremo da dove entreranno, e ci potranno prendere alle spalle. Ma aprendo loro una via sicura sapremo dove attenderli. Siete pronti? Qualcuno di loro annui, mentre altri si caricarono con qualche urlo, quindi lasciai libera quella via.
    Mezza dozzina di quegli esseri provò a fare il proprio ingresso, ma venne accolta come avevo previsto da un attacco massiccio che non ne lasciò uno in piedi.
    Fu il gruppo dopo di quello, più folto, che ebbe modo di fare il proprio ingresso. Altre di quelle creature vennero uccise, ma questa volta erano dentro l'accampamento. Fu allora che capii cosa volevano fare coloro che riuscivano ad entrare, puntavano alle tende. Lì erano contenute le nostre provviste, ma soprattutto tutti quei piccoletti impauriti, e loro potevano fiutare anche la paura, almeno così mi era stato detto.
    Difendete le tende! Urlai. Un altro ragazzo corse a nascondersi al suo interno, visibilmente impaurito. Una volta che tutto quello sarebbe finito i tre fifoni avrebbero fatto meglio a non rimettere più piede in quel campo.
    Ci ritirammo tutti verso le tende, ed aspettammo che anche il gruppo di Madison ci raggiungesse. Ancora una volta mi affiancai a lei.
    Dove diamine si nascondevano? Finiranno mai? Controllai le munizioni del fucile, e quando scoprii che era scarico lo lasciai cadere al suolo, sostituendolo con la spada.
    Un'altra fase dello scontro stava per avere inizio.



     
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  6. ElasticHeart -
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    L'odore di carne putrida mulinava nei pressi del campo, lo potevo percepire avvicinarsi, farsi più intenso momento dopo momento, quasi a ricordare il pericolo al quale eravamo sottoposti. Non so cosa ci fosse di sbagliato in me, per quale strana psicologia mi trovassi a provare pietà per quelle creature non più umane. Ero sempre stata così, sin da piccola l'idea di uccidere una creatura mi faceva sentire..sbagliata. Essendo così legata alla vita e alle sue infinite possibilità, credo, non riuscivo a contemplare la morte come variabile.
    Ecco, essenzialmente, chi ero. Ed ecco chi volevo che Liam vedesse. Non ero interessata alla sua amicizia o alla sua collaborazione se non fosse sceso a patti con la mia essenza. Io, dal canto mio, avrei tentato di accettarlo, nonostante le divergenze.
    Avrei voluto voltare lo sguardo per vedere come se la cavasse, ma non potei fare altro che continuare a combattere, trattenendo il fiato ad ogni proiettile. Sparai un ultimo colpo prima che un gruppo di Rugarus si lanciò sulla staccionata trascinando con sé uno dei ragazzi. NOOOO! riuscì ad urlare prima di dirigere una pallottola verso quell'animale. Rumore di carne dilaniata fu la risposta che ricevetti in cambio, mentre rubini rossi si spargevano sotto i miei occhi, là dove un gruppo di Rugarus si era avventato sul giovane ormai morto, caduto per difendere un luogo che ancora non gli apparteneva completamente. Ripiegate! Ripiegate per l'amor del cielo! Mi diressi verso il centro del campo, il fucile scarico in mano e l'oblio negli occhi di chi aveva appena perso qualcosa. Esattamente come quando i bambini perdevano l'innocenza. Alle volte c'era bisogno di un'immagine terribile per poter pensare con lucidità, percepire nuovamente il cuore scoppiare nel petto per quel desiderio ancestrale di sopravvivenza.
    Il mio gruppo mi seguì, mescolandosi nuovamente con quello di Liam Chi ha i fucili scarichi li ricarichi SUBITO! Abbassai gli occhi per fare esattamente ciò che avevo ordinato, i capelli mi si appiccicarono alla faccia, impedendomi di vedere con lucidità, con un gesto veloce della mano li portai dietro l'orecchio, sperando non si muovessero da lì. Il pianto isterico di una delle ragazze a me vicine mi costrinse a voltarmi e posarle le dita su una spalla, più la guardavo più notavo il suo terrore assalirla e impedirle di reagire Hey, non preoccuparti, andrà tutto quanto per il meglio. Ti salveremo..Vi salveremo. Non è vero Liam? Riuscì a fargli quella singola domanda prima che lui aprisse il cancello e iniziasse la vera battaglia.
    Mi posizionai a lato, inforcando nuovamente il fucile in direzione di quei mostri, sparando verso chiunque tentasse di avvicinarmisi. Erano tanti, troppi per il numero esiguo di uomini che possedevamo. Imprecai quasi senza rendermene conto quando compresi cosa quelle creature stavano tentando di fare, nella mia corsa continuai a ripetere insulti, combattendo senza rendermi conto di cosa effettivamente stessi facendo. Mi ritrovai davanti le tende, la sicurezza che nessun'altra vita sarebbe stata sprecata quel giorno, non con me a difendere i ragazzi. Avevi ragione...meglio loro che noi. Urlai tentando di sovrastare il boato che ci circondava, cullandoci. Lo lasciai un'altra volta, spingendomi là dove v'erano spazi da riempire. Odiavo tutto quello, odiavo combattere, odiavo uccidere, ma più di tutto odiavo vedere la mia gente uccisa.
    Uno di quelle creature mi si avventò addosso, allungando le sue fetide fauci verso il collo. Voltai la testa per allontanarmi da lui, spingendo con tutte le mie forze per liberarmene, senza accorgermi di aver digrignato i denti per lo sforzo. Con un grido quello continuò ad avvicinarsi, le sue unghie a bloccarmi a terra, limitando i movimenti. L'unica cosa che mi venne in mente fu quella di tirargli un pugno là dove un tempo c'era stato il naso, presi coraggio e affondai il colpo, rotolando su me stessa per raggiungere il fucile caduto a terra lontano. Un altro sparo si unì agli altri, decretando la mia vittoria.
    Una mano andò alla spalla destra, constatando la gravità dei danni. In una situazione normale avrei perduto tutte le forze per combattere, ma lì, circondata dal pericolo, l'adrenalina fu abbastanza per permettermi di continuare a lottare, sprezzante delle ferite. Quando finalmente mi liberai del gruppo di Rugarus della mia sezione tornai nuovamente vicino alle tende dove lui combatteva. E fu lì che lo vidi, un'altra creatura cercare di gettarlo a terra.
    Liam a destra! Lui schivò il colpo seguendo le mie indicazioni, rapido.
    Continuai così, proteggendolo là dove i suoi occhi non potevano arrivare, facendomi proteggere a mio volta. Quando usciremo da tutto questo ricordami di non parlarti mai più. Se ogni volta che ci rivolgiamo la parola succede questo è meglio starsene ognuno per conto suo Era impossibile che io, Madison Fell, tenessi la bocca chiusa nei momenti più impensabili. L'ironia faceva parte di me sin dalla notte dei tempi, piuttosto che lasciarmi andare in pianti o lamentele ero solita scherzare e far sorridere gli altri. Alle volte, tuttavia, succedeva fossi tanto triste da dovermi rinchiudere in camera e piangere tutte le mie lacrime, là dove nessuno mi avrebbe vista.
    E poi, tutto d'un tratto il fucile mi cadde di mano e il braccio ricadde con lui lungo il fianco, inerte.
    Non mi sento più il braccio i miei occhi saettarono dirigendosi verso la ferita sanguinante, là dove il Rugarus mi aveva afferrata e stretta nella sua morsa. Impossibile era riconoscere da dove provenisse tutto quel sangue che incessante sporcava i miei abiti, i capelli biondi e l'altro arto. Cercai di scrollarmi di dosso quella sensazione di torpore che mi pervadeva i sensi, di combatterla, ma più ci provavo più il mondo pareva divenire buio dinnanzi a me. Allungai le dita libere per aggrapparmi a William, cercando di fare profondi respiri nel più breve tempo possibile, prima che qualche altro pericolo mi prendesse.
    Pareva di avere la testa leggera, il mondo in continuo movimento sotto i piedi, e i colori violenti. Non c'erano più sfumature velate, tutto ricordava un dipinto dalle tinte sgargianti: il verde era simile a quello delle maglie psichedeliche che era solito indossare mio padre. L'azzurro del cielo lo sfavillante evidenziatore sulle pagine di libri di medicina abbandonati in un angolo. Quanti...quanti so...sono deglutì incapace di fare altro, percependo i rumori ovattati di chi era sul punto di svenire. Avevo perso tanto sangue senza rendermene conto a causa della foga.
     
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  7. LiamHart
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    William Hart
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    Presi un ragazzo da parte, approfittando di pochi secondi d'attesa, e pronunciai quella parole tanto semplici quanto importanti, abbastanza da salvarci la vita.
    Teletrasportati alla stazione ed avvisa il consiglio. Abbiamo bisogno d'aiuto!
    Il ragazzetto, che poteva avere a malapena diciotto anni, mi guardò carico d'ansia e paura.
    Io... Io non credo di esserne capace! Fino ad ora l'ho solo fatto in luoghi che...
    Senti... Lo interruppi, poggiandogli una mano sulla spalla Sei l'unica possibilità che abbiamo! Io credo che tu possa farcela! Sono sicuro che tu sia pronto per riuscire a teletrasportarti ad una distanza simile, ma devi crederci anche tu. CORAGGIO!
    Ispirò profondamente e chiuse gli occhi, un istante dopo era sparito. L'avrei sostituito io, ma in un momento simile non potevo assolutamente permettermi di lasciare il campo.
    Non era soltanto una questione pratica, ma vedere scomparire uno dei loro addestratori avrebbe distrutto il morale a quei ragazzi, che sarebbero stati quasi indifesi.
    Madison mi diede una mano ad evitare alcuni attacchi, ed alla sua battuta risposi qualche secondo dopo.
    A dire il vero, principessa, se usciamo vivi da questo casino potrei anche ammettere che averti al mio fianco è stato utile...
    Sentii la sua voce, flebile, arrivarmi alle orecchie in mezzo a tutte le urla intorno a me come un fulmine davanti ai miei piedi. Mi voltai e la vidi, non si sentiva più il braccio perchè era stata ferita.
    Ignorai per un attimo tutto ciò che stava succedendo intorno a noi, riuscendo a sorreggerla con le mie braccia appena prima che crollasse al suolo.
    Mad... Madison? Balbettai, poggiandole un orecchio sul petto per assicurarmi che respirasse ancora. Il suo battito era irregolare, e sembrava in procinto di rallentare.
    Quella ferita era grave, non tanto per l'aspetto, quanto per chi gliel'avesse inferta. Anche un semplice graffio di un Rugarus sarebbe potuto essere pericoloso in certe condizioni, e la situazione di Madison era molto peggio.
    Ehi... Ascoltami! Resta con me, ok? Andiamo, principessa! Non puoi lasciarmi proprio adesso, io ho... "Bisogno di te". Decisi di non farle quella ammissione, e poggia con delicatezza il suo capo al suolo.
    Strinsi la spada nella mano destra, e sibilai Questo è troppo. Chiusi gli occhi, e quando li riaprii tutto intorno a me era fermo.
    Con degli scatti repentini iniziai a passare la mia lama nel ventre o nel collo di tutti i rugarus intorno a noi due, quasi una decina. Il loro aspetto minaccioso non cambiava quella che era la loro condizione temporanea: erano completamente indifesi di fronte alla mia abilità.
    Quando il tempo riprese a scorrere non urlarono, ma si accasciarono al suolo privi di vita. Fu un attimo poi, un'ultima orda di quegli esseri varcò il cancello, ed io mi parai di fronte alla ragazza, pronto a difenderla a qualunque costo. Non sarei riuscito a bloccare di nuovo il tempo, e non avrei potuto contare sui ragazzi impegnati in altri scontri, probabilmente era finita.
    Loro si lanciarono contro di me, ed io puntai i piedi al suolo e la spada in avanti, pronto a combattere fino alla fine. Fu allora che fra noi si frapposero delle sagome, apparse dal nulla. Distinsi James, un altro membro del consiglio e altri uomini che con la pirocinesi si occuparono di ripulire il campo.
    Pochi minuti, poi dei rugarus restarono solo le ceneri.
    Scivolai accanto a Madison, e richiamai James ad alta voce perchè accorresse verso di me.
    Non sono riuscito a proteggerla... Mormorai, portandomi le mani fra i capelli. Gli occhi mi bruciavano, forse per la fatica, forse per lo sforzo che stavo compiendo per trattenere le lacrime.
    Adesso lei...
    E' colpa nostra. Mi interruppe James rabbioso Non avevamo notato traccia di rugarus in zona, credevamo che il campo fosse al sicuro. Se questi ragazzini sono ancora vivi è soltanto merito vostro. Lo vidi eseguire dei primi tentativi di guarizione, poi indicò una delle tende.
    Portala lì dentro. Me la caricai in braccio, e la andai ad adagiare sulla brandina all'interno della tenda, luogo in cui James fece tutto il possibile per tenerla in vita. Dopo diversi minuti di silenzio la ferita si richiuse.
    Sta bene? L'hai... Salvata? James scosse il capo lentamente, e fu in quell'istante che sentii il mio cuore saltare diversi battiti.
    Non lo so. E' stata ferita da un rugarus, ed io spero di aver depurato il suo sangue dall'infezione. E' possibile che non ci sia riuscito, è la prima volta che provo qualcosa di simile...
    Questo vuol dire che...
    Quando aprirà gli occhi potrebbe essere una rugarus, in quel caso è necessario che tu la uccida, perchè se no sarà lei a uccidere te. Mi strinse fra le braccia per pochi secondi, e mormorò quelle parole:Mi dispiace, se vuoi posso restare a...
    Mi sedetti sulla brandina, accanto al corpo di Madison, e quella fu una risposta più che chiara. James abbandonò la tenda, lasciandoci soli.
    Poggiai la spada su uno scatolone chiuso, proprio di fronte a me, quindi rivolsi lo sguardo verso la ragazza. Osservai il suo viso, bello nonostante le ferite e il sangue che lo ricoprivano. Tirai un fazzoletto fuori dalla tasca dei pantaloni e glielo ripulii in buona parte, concentrando poi la mia attenzione sulla sua mano sinistra, aperta all'altezza della vita. Le sfiorai le nocche, poi la strinsi nella mia destra.
    "Non capisci quando è importante una cosa fino a quando non rischi di perderla" era un detto comune, che tuttavia in quel momento rispecchiava molto la realtà. Mi ero impegnato così tanto per allontanare ed odiare quella ragazza da non rendermi conto di quanto importante fosse diventata per noi... Per me.
    Sai... Iniziai, con un tono di voce basso e insolitamente dolce Dal primo momento che hai messo piede in questo campo mi sei stata antipatica. E all'inizio le cose sono andate a peggiorare, più passava il tempo, meno tolleravo la tua presenza. Le portai la mano libera all'altezza della fronte, fino a spostarle una ciocca di capelli che le ricadeva sul viso.
    Ma poi... Ci sono stati gli avvenimenti di Salem, e qualcosa è cambiato... E dopo oggi io credo di non avere più dubbi... Credo di aver bisogno di te... Deglutii, sentii la sua mano muoversi appena, ed il mio sguardo saettò verso la lama poggiata sullo scatolone. Non volevo usarla, assolutamente.
    Diamine, Madison. Mi sei rimasta accanto quando chiunque avrebbe mollato, quando non riuscivo a sopportarti. Non puoi lasciarmi adesso... Gli occhi ancora più lucidi, ma non una lacrima.
    Sarebbe andato tutto bene. DOVEVA andare tutto bene...

     
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  8. ElasticHeart -
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    Non sentivo nulla se non un forte bruciore irradiarsi dalla spalla destra, là dove il rugarus mi aveva infilzata. Il mondo si era fatto buio, eppure, furioso, il mio braccio richiedeva di essere ascoltato, compianto come si fa con i bambini quando cadono perdendo l'equilibrio.
    Lo potevo sentire pulsare feroce eppure non potevo fare a meno di pensare che quel dolore era sopportabile perchè percepibile, nella mia mente ripetevo che se fosse stato terribile il mio cervello non avrebbe mandato impulsi al mio corpo ecco perchè cercavo di trovare la via d'uscita di quell'oceano di tenebra che mi aveva avvolta come la foresta inghiotte il fiume.
    Avrei voluto urlare, eppure, tutto quello che percepivo, era la mia mente che rapida continuava a pensare, mentre dal mio corpo non ricevevo alcuna risposta.
    Sapevo che il mio corpo stava mutando, lo sentivo nelle vene che si facevano sempre più larghe, quasi a richiedere sangue, nel cuore veloce, nelle mie mani che immaginavo divenire artigli in cerca di carne fresca. Tutta quella situazione mi spaventava, non volevo divenire un mostro, non volevo mettere a repentaglio la vita delle persone che mi stavano attorto, eppure non volevo nemmeno morire. Avrei potuto scegliere la via più facile e passare dalla vita alla morte in un battito di ciglia, invece scelsi e mi espressi per rimanere viva, respirare nuovamente come essere umano e non come rugarus.
    Non so spiegarvi da dove nacque questa determinazione, questa voglia sempre più violenta di non abbandonare il mondo. La verità era che avevo pensato a mio padre che si era già visto portare via una moglie; avevo pensato a tutte le persone che avrei lasciato indietro a chi mi avrebbe compianto e chi invece avrebbe gioito della mia dipartita. Avevo pensato a Liam, al nostro esserci stati gli uni per gli altri, a come mi avesse protetta. No! Io non sarei morta in quell'istante, perdendo la possibilità di sistemare tutte le equazioni che non erano state risolte. In quell'istante, quando la consapevolezza di voler vivere mi investì percepì un dolce torpore nelle membra le membra, come una delle carezze di mia madre.
    Ancora dopo anni parlare di quella donna mi faceva male, non avevo mai superato completamente quel trauma, mi era difficile persino pensarla, per questo nessuno lo sapeva, eccetto coloro che ne erano a conoscenza a causa di telegiornali, notiziari o da mio padre stesso che aveva messo in chiaro quanto quel lutto fosse stato distruttivo per ognuno di noi.
    Eppure credevo “distruttivo” non fosse affatto l'aggettivo giusto per descrivere quella situazione. Era stato come uno scherzo, un mattino mi ero svegliata e lei non c'era più. Dalla notte al giorno ci era crollata la terra sotto i piedi e nulla era stato come prima.
    Non era il tempo a guarire le ferite e nemmeno la determinazione perchè credetemi quando vi dico che avevo tentato di combattere questa battaglia in ogni modo a me possibile, senza mai riuscirci. Convivevo con il dolore giorno dopo giorno, nascondendolo dietro invalicabili muri. Ecco cosa mi aveva reso quella che ero, la persona che combatteva per gli altri più che per sé stessa..Del resto era quello che stavo facendo anche in quell'istante, combattere una battaglia per non abbandonare gli altri piuttosto che me stessa.
    Un'altra ondata di calore, questa volta proveniente dalla mano si irradiò sino a raggiungere la bestia che avevo al posto del cuore. Non potevo sentire alcuna parola, ma sperai fosse William. Proprio la stessa persona che avevo odiato in quei mesi. L'idea che ci fosse lui dietro tutta quella pace che sentivo mi faceva raggiungere uno stato di beatitudine provato raramente cercai di stringere la mano, senza riuscirci.
    Continuai così sino a quando lievemente il buio si fece meno terribile e i suoni tornarono a far capolino. Piegai debolmente le dita a dimostrare che c'ero, che non mi sarei fatta trasformare da uno stupido Rugarus.
    Con le labbra secche tentai di ripetere Grazie mille e mille volte, ma dalle mie labbra uscì un rantolo senza senso che graffiò l'aria circostante.
    Mi resi conto solo allora di essere ancora al campo, i rumori erano inconfondibili, persino la luce mi ricordava casa.
    Mimai un lieve sorriso di vittoria e poi le sentì, quelle parole che mi riempirono ogni membra del corpo, ogni molecola del cervello Credo di aver bisogno di te. E fui lì che sorrisi davvero, pervasa da una felicita che sapeva di dolcezza
    Liam? riuscì a dire a denti stretti prima di addormentarmi nuovamente, questa volta senza alcun dolore.

     
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7 replies since 25/6/2014, 00:10   110 views
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