The pretender.

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  1. The Detective
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    Benjamin Turner
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    Affrontare quella storia non sarebbe sicuramente stato semplice. Non si trattava di tenere Sarah al sicuro soltanto dagli uomini che volevano farle del male, ma anche dal mio stesso dipartimento di polizia.
    Le avevo detto che non avrei permesso che le accadesse niente, in poche parole, e mi sarei impegnato affinchè le cose non sarebbero andate diversamente. Il risultato, però?
    Adesso eravamo soli, io e lei. Non avremmo potuto fare affidamento sui rinforzi del dipartimento, e non avremmo potuto usufruire di strumenti che non ci appartenevano direttamente. Sarebbe davvero stato difficile.
    Le avevo fatto tutte quelle premesse, prima di lasciare con lei l'edificio in cui ci trovavamo, quella stessa mattina. Lei mi aveva dato un nome, quello di un professore che insegnava nello stesso college di sua sorella, per questa ragione la cosa migliore da fare sarebbe stata andare a controllare immediatamente.
    Forse quella sarebbe stata una corsa contro il tempo, una parte di me iniziava a temere, strada facendo, di trovare l'università gettata nel panico. Ogni tanto lanciavo qualche sguardo rapido alla ragazza, silenziosa, visibilmente ansiosa. Forse le preoccupazioni con cui stavo facendo i conti io in quei momenti erano le stesse che stava affrontando lei. Per lei era sicuramente più difficile, sapendo che sua sorella sarebbe potuta essere in pericolo, così come quel professore che probabilmente non aveva idea di cosa gli stesse per accadere... O gli era già accaduto...
    Qualsiasi cosa accada... Fai parlare me! Stai tranquilla, non perdere la calma, andrà tutto bene... La rassicurai, una volta varcati i cancelli dell'università. Ci vollero pochi secondi per trovare un parcheggio, ma mentre sistemavo la macchina riuscii a rendermi conto di una prima cosa: sembrava tutto tranquillo.
    Aprii il cruscotto della macchina, presi la pistola e me la incastrai fra la schiena e la cinta dei pantaloni, quindi feci cenno alla ragazza di scegliere dalla macchina.
    Sembra che siamo arrivati in tempo... Le dissi piano, iniziando a camminare verso il gruppo di edifici che si ergeva a poche decine di metri da noi.
    Allora... Facendo qualche ricerca rapida ho scoperto che il nostro professore dovrebbe trovarsi nell'edificio 12, quello in cui vengono insegnate le materie umanistiche relative all'ambito storico. Conoscevo benissimo quel luogo ormai, soprattutto perchè diversi casi mi avevano portato a visitare quegli edifici ed ad interrogare chi vi era all'interno.
    Il professor Fernandez insegnava storia americana, in quel momento stava tenendo una lezione, in base all'orario che mi ero premurato di stampare prima di lasciare il distretto.
    Credo che sarà al sicuro fino a quando la lezione sarà in corso, ma ormai mancano pochi minuti prima che finisca. Non penso, comunque, che chiunque voglia assassinarlo sia pronto a farlo davanti ad un'aula piena di ragazzi. Quella sarebbe stata follia pura.
    Abbiamo il tempo di controllare che tua sorella stia bene, se sai dove trovarla! Dovremmo fare in fretta, senza essere notati. Se lei avesse perso tempo, sarebbe potuto succedere l'irreparabile.
    Non sapevo di preciso quanto tempo era passato da quando era stato commissionato quell'omicidio, e allo stesso tempo non avevo nemmeno modo di sapere quando ciò sarebbe stato fatto. Probabilmente ciò non sarebbe nemmeno accaduto all'interno dell'università, ma non era un rischio che potevamo correre. Le vite di quel professore e della sorella di Sarah erano nelle nostre mani.
    Decidi tu... Cosa vuoi fare prima? Stavo mantenendo completamente la calma ed il controllo della situazione, come sempre. Speravo non leggesse quel mio modo di fare come un approccio superficiale nei confronti di quella situazione che probabilmente la stava dilaniando dentro.
    Incrociai le braccia, iniziando a camminare più lentamente per guardarmi intorno alla ricerca di qualcosa di sospetto. Sembrava tutto al proprio posto, una tipica giornata universitaria.
    Il cielo sopra le nostre teste era limpidio, e gli studenti intorno a noi si affrettavano a raggiungere le aule che gli interessavano o si rilassavano sulle panchine, magari cogliendo l'occasione per scambiare due chiacchiere. Tutto nella norma.
    Mi chiesi che aspetto aveva la sorella di Sarah, se fosse bella anche solo la metà di quanto lo era lei non mi sarei meravigliato nel trovarla attorniata da ragazzi pronti a provarci con lei in qualsiasi modo.
    Come poteva una ragazza bella e apparentemente buona come quella che mi stava accanto in quel momento finire con un criminale di quel tipo?
    Dai su... La esortai, lanciando un'occhiata furtiva all'orologio Potremmo non avere molto tempo!
    Cosa avrei fatto appena mi sarei trovato di fronte il professore? Dovevo almeno avvisarlo, ma cosa gli avrebbe impedito di andare alla polizia e svelare buona parte di quella storia?
    Inspirai profondamente, anche in quel caso avrei affrontato quella situazione come sempre, un passo alla volta, iniziando da qualunque fosse la decisione presa da Sarah.
     
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  2. w a t e r m e l o n j a ;
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    Eravamo usciti velocemente dal dipartimento di polizia, saltando in auto diretti verso la New York University. Conoscevo Adam, sapevo che avrebbe fatto qualsiasi cosa per riavermi, anche toccare e ferire gli affetti a me più cari. Li conosceva, sapeva come trovarli, in breve, sapeva come farmi cedere. Guardavo il finestrino mentre sfrecciavamo per le strade della grande metropoli, con la testa affollata di pensieri ed il cuore stretto in una morsa di preoccupazione. April, non la vedevo da tempo, l'avevo abbandonata senza una spiegazione. L'avrei rivista da lì a breve, come avrebbe reagito? Ma, soprattutto, sarebbe stata ancora viva? Forse mi stavo preoccupando troppo, forse non avrebbe avuto il tempo di arrivare a New York in tempo, senza un mezzo. Certo, forse sarebbe stato bloccato alla villa ancora per un po', ma sicuramente aveva già chiamato qualcuno per recarsi qui. Guardai Benjamin, mentre guidava, concentrato sulla strada; facevo bene a fidarmi? Non nego che, dopo la delusione appena subita, l'istinto mi diceva di chiudermi nel mio guscio, non dando la possibilità a nessuno di entrarvici, ma non avrei potuto andare avanti in quel modo per sempre. Avrei solamente perso tempo a costruire un muro intorno a me, e di tempo non ne avevo. Osservavo il suo volto, contornato da una leggera barbetta scura e da capelli ricci, che gli cadevano in modo disordinato sul viso. Benjamin Turner, l'uomo a cui avevo affidato la mia vita e quella della mia famiglia. Voltai la testa non appena notai che si stava girando per dirmi qualcosa. «Qualsiasi cosa accada.. Fai parlare me! Stai tranquilla, non perdere la calma, andrà tutto bene» furono le parole che mi riportarono alla cruda realtà, avevamo passato i cancelli dell'università, ora toccava a noi. Annuii, cominciando a scrutare l'ambiente circostanze, nella speranza di notare April. Uscii dalla macchina, avvicinandomi a lui. Mancavano pochi minuti al termine delle lezioni, il professore sarebbe stato al sicuro ancora per un po', ma potevo dire lo stesso di April? Probabilmente era in cortile, a chiacchierare con qualche compagna di corso, oppure già in aula, attendendo l'inizio della lezione seguente. Era da troppo tempo che mancavo in casa, non conoscevo più i suoi orari, ma sapevo le sue abitudini. «April» dissi, decisa «Dobbiamo verificare che sia al sicuro» cominciai a guardarmi intorno «E' alta come me, ha capelli rossi e occhi chiari. Conoscendola dovrebbe essere qui» alzai velocemente lo sguardo al cielo «E' una giornata troppo bella per rinchiudersi lì dentro» continuai, per poi tornare ad osservare ogni ragazza nei paraggi. Ad ogni minuto che passava la camminata si faceva più veloce, fino a diventare una corsa. Incrociavo volti familiari, sorridenti, e li invidiavo. Anche io, quel giorno, avrei potuto essere come loro, felice e spensierata, invece, per una scelta sbagliata, avevo pregiudicato la mia vita. Forse, oggi, avrei potuto avere un lavoro. Magari proprio all'università, come ricercatrice, o in un qualche museo. Ed invece cos'ero? Nulla di buono. Sarei mai riuscita a rimediare? Come minimo ci avrei provato. Improvvisamente mi fermai, con il fiatone, vicino all'edificio 12, sotto un albero, ecco una chioma rossa, decisamente nota. Sorrideva, sembrava felice, ma chissà cosa la stava divorando dentro. La conoscevo, sapevo che, dentro di lei, c'era un mare di dolore. Presi il braccio del detective, come per avvertirlo che quella corsa era finita. «Eccola» dissi con un filo di voce «Sembra che stia bene» continuai, sollevata, ma fino ad un certo punto; una ferita esterna era più facile da sanare di una interna. Nessuna persona sospetta in giro, lei sembrava al sicuro con le persone che aveva intorno. Più la guardavo, più sentivo la gola stringersi e le mani sudare. Mi misi dietro ad una colonna vicina, poggiandovi la schiena contro e mettendo la testa all'indietro per qualche secondo. Quando avrei trovato il coraggio di rifarmi viva? Non in quel momento, non quel giorno. Mi assicurai di essermi ripresa, prima di ricominciare a parlare. «Il professore, la lezione terminerà a breve» dissi, facendo qualche passo in avanti, prima di accorgermi che, nel gruppo posizionato difronte alla porta d'ingresso, vi erano dei ragazzi che avevano frequentato il mio stesso corso. Non potevo rimanere lì, ero troppo visibile. Scappare da qualche parte? Improbabile, avrei attirato la loro attenzione. «Merda» borbottai, tornando vicino a Benjamin, tirandomi su il cappuccio della felpa che indossavo. Avrei voluto svanire nel nulla.
     
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  3. The Detective
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    Benjamin Turner
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    Anche in questo caso la sua risposta fu abbastanza scontata: April. Effettivamente assicurarci che stesse bene era la cosa migliore da fare, almeno per iniziare. Lei sembrava conoscere quelle strade persino meglio di me, e mi resi conto che il numero delle informazioni che la mia mente riusciva ad elaborare anche di fronte a simili situazioni era spaventosamente alto. Capii che se era così a suo agio fra quegli edifici, probabilmente aveva studiato lì. Non sapevo se si fosse laureata o meno, questo non mi era dato saperlo in quel momento. Quando avevo controllato la denuncia di scomparsa che la riguardava ovviamente non c'era scritto nulla a riguardo.
    Andiamo allora... Concordai, benchè fossimo già in movimento. Ci vollero pochissimi minuti prima che raggiungessimo la nostra meta. Lei la vida, e non mi fu difficile fare altrettanto. C'era una certa somiglianza fra loro, nei lineamenti del viso e nello sguardo. A differenza di Sarah, April si mostrava sorridente e allegra. Certo era che io avevo visto soltanto il lato ansioso e triste della ragazza che mi stava accanto, e che in ogni caso non potevo sapere cosa realmente nascondesse dietro quei sorrisi l'altra giovane.
    Tenni quelle riflessioni per me, non avrei comunque potuto avere una risposta. Mi infilai le mani nelle tasche, e abozzai un sorriso quasi divertito quando la ragazza si nascose dietro la colonna.
    Tranquilla, non ti ha visto nessuno! Mi impegnai per assumere di nuovo un'espressione seria, e mi appoggiai alla colonna proprio accanto a lei.
    Si comunque... Sta bene! Concordai, pochi secondi prima che lei proponesse di andare a cercare il professore.
    Questa volta fu lei a seguire me, pur prendendo le precauzioni di coprirsi con il cappuccio per non essere riconosciuta da nessuno. Da chi si stesse nascondendo, tuttavia, a quel punto non mi era più chiarissimo.
    Da sua sorella? Da potenziali scagnozzi? Dai suoi vecchi colleghi o professori?
    Quando raggiungemmo l'edificio salimmo le scale quasi di corsa, e seguendo le indicazioni sulle pareti fu semplice trovare l'aula in questione... Vuota.
    No... Mormorai piano, stringendo i pugni per soffocare possibili reazioni più plateali, come facevo sempre. Trasmettevo tranquillità e sicurezza anche per quel mio modo di fare che non mi vedeva mai perdere le staffe, ero lucido, in qualsiasi situazione.
    Chiusi gli occhi per pochi secondi, razionalizzando con calma riguardo ciò che stava succedendo. Gli studenti ci passavano accanto, alcuni mi evitavano a stento. Sarah, dal canto suo, teneva lo sguardo basso nel tentativo di nascondersi. Mi sarei chiesto cosa le passasse per la testa, se la mia in quel momento non fosse già stata piena e in confusione.
    Ripensai all'orario che avevo letto, al fatto che gli studenti stavano ancora uscendo dall'aula e al fatto che non lo avessimo incontrato per le scale. Un'occhiata rapida, e scoprii il perchè: c'era un'altra uscita di fronte a noi, la porta era ancora spalancata.
    Il parcheggio... Mormorai, abbastanza forte così che Sarah potesse sentirmi Dev'essere appena uscito, la lezione è finita da poco. Un'altra occhiata veloce all'orologio da polso, giusto per rendermi conto che non eravamo noi ad essere in ritardo. Mancavano cinque minuti alla fine ufficiale della lezione, ma lui doveva essere andato via prima.
    Seguimi! Non controllai che lo stesse effettivamente facendo, ma iniziai a correre verso l'esterno dell'edificio. Attraversai di corsa i corridoi e scesi le scale a due a due, fino a raggiungere l'esterno dell'edificio.
    Ci sei? Chiesi senza voltarmi, una volta vista l'insegna blu del parcheggio che svettava sulle vetture parcheggiate lì. Praticamente eravamo tornati da dove eravamo venuti.
    Mancavano ormai poche decine di metri quando una macchina si fece largo in velocità nel parcheggio, sterzando pericolosamente proprio di fronte ad un uomo che stava per salire sulla sua. Questo restò fermo, paralizzato dalla paura.
    I vetri oscurati di quella BMW nera non lasciavano vedere chi vi fosse dentro, ma vista la situazione non doveva trattarsi di niente di buono.
    Estrassi la pistola, la impugnai con entrambe le mani ed accelerai il passo.
    Stai dietro di me, Adam potrebbe essere lì! Esclamai in direzione della ragazza, facendo anche il mio ingresso nel parcheggio.
    Intanto lo sportello dell'ultima vettura arrivata era in procinto di aprirsi...

     
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  4. w a t e r m e l o n j a ;
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    Se non fossi stata in compagnia di Benjamin avrei sicuramente sfruttato il mio potere. Non volevo farmi vedere da April e, soprattutto, dagli altri: già rivedermi sarebbe stato uno shock per lei, sapere da terzi che ero in città sarebbe stato di pessimo gusto. Che situazione. Assicurandomi che il grande cappuccio mi nascondesse il volto, seguii il Detective, mentre ci avvicinavamo all'aula. Gli studenti stavano già uscendo, dannazione, aveva terminato prima la lezione. L'avevamo perso. Mi sentii crollare il mondo addosso, pensavo che la vita di un innocente si sarebbe spenta solo ed esclusivamente a causa mia. Sfortuna? Karma? Qualsiasi cosa fosse, stava agendo dannatamente bene nei miei confronti, mi chiedevo solo quando avesse smesso di perseguitarmi. Non stavo già abbastanza male? Dovevo soffrire di più? Cominciammo una folle corsa verso il parcheggio, dove il professore stava per salire in auto. Lo riconoscevo, avevo ancora la sua foto impressa, vicino all'immagine di Adam, che mirava già alla ricompensa. Un'altra automobile si stava avvicinando a tutta velocità, non la riconoscevo, ma, probabilmente, sapevo anche l'identità di colui che vi era all'interno. Adam? Con una macchina del genere, non curandosi dei limiti di velocità, sarebbe potuto essere lui. Non ero pronta a rivederlo, non ero pronta a mettere a rischio la vita di quell'uomo. Benjamin aveva già la pistola in mano, era pronto a rispondere col fuoco ed a fermare il killer. Anche la sua vita era in pericolo, sempre per colpa mia. E non avevo ancora preso la considerazione la possibilità che un possibile colpo di arma da fuoco colpisse uno dei molti studenti nelle vicinanze. Tutto a causa mia. Non esistevano le parole per esprimere quanto male mi sentissi. Avrei dato la mia vita per riportare tutto alla normalità, lì, in quel momento. Forse portarmi lì era davvero una "seconda chance" per rimediare ai miei errori, ma non quella che mi ero immaginata. Forse non era un "ricominciare da zero", ma un "finire in bellezza". Scossi la testa, a cosa stavo pensando? Stavo davvero prendendo in considerazione quella strada? No, non l'avrei data vinta alla me "vittima" delle circostanze, non in quel momento. Ancora per quanto avevo intenzione di non reagire? Di vivere come un fantasma? Basta. «Sta attento» sussurrai a Benjamin, sentendo l'adrenalina cominciare a scorrere nelle vene. Camminavo dietro di lui, mantenendomi vicina alle altre auto nel parcheggio in modo da potermi riparare da eventuali spari.
     
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  5. The Detective
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    Benjamin Turner
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    Sentii il respiro della ragazza dietro di me farsi più affannoso, non per fatica probabilmente, ma a causa dell’ansia che probabilmente la stava attanagliando in quegli istanti. Non aveva il mio stesso autocontrollo, ma a parte quello anche lei mi diede l’idea di riuscire a mantenere la calma.
    Dalla vettura scese un uomo, che venne seguito da un altro quando anche lo sportello anteriore destro si aprì. L’autista restò dentro, pronto a fuggire.
    Uno dei due, in ogni caso, si avvicinò al professore che era intento ad aprire rapidamente lo sportello della sua auto, senza riuscirci a causa dell’agitazione che lo portava a tremare visibilmente. Un pugno lo raggiunse in pieno volto, stendendolo al suolo privo di sensi. Fu allora che l’altro aggressore tirò fuori una pistola e gliela puntò al capo.
    Hasta la vista! Pronunciò, subito dopo aver messo in mostra un sorriso beffardo.
    Scattai avanti, con la pistola puntata verso di lui.
    Fermo! Polizia! Urlai, bloccandomi sul posto. L’uomo tentennò, fece un passo indietro e mirò contro di me sparando il primo colpo. Mi scostai alla mia sinistra, schivando un proiettile poco precisò che sibilò nel vuoto fra me e Sarah.
    Stai bene? Le chiesi, puntando nuovamente la mia pistola contro l’uomo armato. L’altro si scagliò contro Sarah, ma fortunatamente almeno lui avrebbe potuto contare solo sulla sua forza bruta.
    Secondo avviso. Metti giù la pistola. Ancora nulla, si limitò a lanciare un’occhiata al professore, ancora disteso al suolo.
    Ok… Ultimo avviso… Contatto visivo con l’uomo, concentrazione massima e quelle altre parole, questa volta caricate dalla mia abilità Metti giù quella pistola, ADESSO.
    Si vide che era combattuto, ma seguì i miei ordini subito, senza fiatare. L’uomo che invece aveva aggredito Sarah si rivolse a lui.
    Che cazzo fai? Ottenni il risultato sperato, poiché si allontanò dalla ragazza e si lanciò verso di me, rabbioso.
    A terra! Ordinai a colui che aveva provato a spararmi, prima di affrontare l’altro.
    Inspirai profondamente, e soltanto allora scoprii che aveva estratto un coltello. Non avrei avuto tempo per impartirgli un ordine, dovevo agire immediatamente. Mirai ad una sua gamba appena fu a pochi passi da me, e sparai. Lui urlò dal dolore e cadde al suolo, mentre l’altro si rimetteva in piedi e si dirigeva di nuovo verso la pistola che aveva gettato al suolo. Si trovava proprio in mezzo, fra lo stesso aggressore e Sarah.
    Prendila! Gridai alla ragazza, sperando che riuscisse a prendere l’arma per prima.
    Furono momenti concitati, dovevo tenere sott’occhio entrambi gli uomini, e se Sarah non fosse riuscita nel suo intento probabilmente avrei dovuto fare fuoco di nuovo, non dovevo uccidere nessuno.
    Chiunque fosse alla guida, comunque, visto l’andazzo della situazione decise di darsi alla fuga, tirando pericolosamente all’indietro in retromarcia e lasciando il parcheggio. Non avevo avuto modo di fermarlo, preso com’ero a tenere sotto controllo ciò che stava accadendo.
    Adam non era lì, fra loro. Anche se li avessimo presi entrambi non era detto che saremmo arrivati a lui.
    Sarebbe stato comunque un buon punto di partenza…

     
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  6. w a t e r m e l o n j a ;
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    Accadde tutto molto velocemente, degli uomini uscirono dall'auto, era chiaro cosa volessero fare. Il volto del professore cambiò espressione mentre, con foga, cercava di aprire l'auto. Tempo di chiudere gli occhi e riaprirli, ecco che era a terra, steso da un pugno. Benjamin era già pronto, mentre uno dei due mostrava l'arma. Non fossimo stati li, probabilmente per l'uomo non ci sarebbe stato scampo. Un colpo di pistola, mi sbilanciai verso le auto parcheggiate. Il proiettile non mi sfiorò nemmeno, evidentemente non era ancora la mia ora almeno, così pensavo. «Si, tutto bene» risposi velocemente al detective, prima che il secondo uomo si avventasse su di me. Era forte, ricordo che mi bloccò le braccia, afferrandomi di spalle. Provai a dimenarmi, ma gli arti erano bloccati, forse per paura, forse perchè ero davvero debole. Viaggiando con Adam non mi ero mai trovata in situazioni del genere, nessuno si sarebbe mai azzardato a toccarmi, neanche con un dito. Sapevano che ero io ad eseguire i furti e che li avevo sempre portati a termine. Ero come un'antica porcellana, dovevo essere preservata. Autodifesa? Nessuno mi aveva mai insegnato nulla, non ne avevo bisogno, essendo sotto costante protezione. Perciò ero lì, inerme. Le parole di Benjamin riecheggiarono nell'aria, l'uomo armato obbedì agli ordini, senza pensarci, nonostante l'espressione confusa. Per tutta risposta il mio aggressore si gettò sul detective, estraendo un coltello. Notai che il suo compagno stava cercando di raggiungere la pistola a terra e, prima ancora di sentire le parole di Ben, sapevo ciò che dovevo fare. Corsi verso l'arma, afferrandola e puntandola verso l'uomo. Io non giravo armata, ma Adam si: l'avevo visto più volte esercitarsi a sparare, sapevo la teoria, ma non mi ero mai azzardata a metterla in pratica. «Indietro» dissi, impassibile, avvicinandomi al professore. Aveva sbattuto la testa contro l'auto, aveva una ferita sulla fronte e del sangue gli scendeva sulla tempia. «Non si preoccupi, andrà tutto bene» sussurrai all'uomo, mentre l'aggressore scoppiò a ridere. «E tu? Che vorresti fare?» chiese, avvicinandosi con aria di sfida. Che cosa avevo intenzione di fare? Si stava avvicinando sempre di più, dovevo trovare una soluzione. Sentii la macchina sfrecciare via, probabilmente si era capito che la situazione non sarebbe stata favorevole per loro. Mantenendo lo sguardo sull'uomo e i nervi saldi, cominciai a parlare, cercando di temporeggiare. «Non so quanto Adam vi abbia promesso, ma il vostro amico se n'è andato quindi addio ricompensa.» in quel momento vidi che la sua espressione, da sicura e beffarda, mutò completamente: il volto gli si irrigidì, mentre gli occhi vagavano in ogni direzione, cercando la vettura, ormai scomparsa. «Quel figlio di..» mormorò, visibilmente alterato, mentre tentennava sul da farsi. Scappare non gli sarebbe servito a molto: poteva contare solo sulle sue gambe, qualcuno l'avrebbe raggiunto, l'avrebbero trovato o, comunque, ancora prima di fuggire, qualcuno l'avrebbe bloccato premendo il grilletto. Qualcuno, non io. Non mi sarei macchiata del sangue di nessuno, avevo già fatto del male. «Benjamin!» gridai, dopo che sistemò il primo aggressore, continuando a tenere gli occhi su di lui. Il professore, ancora a terra, era visibilmente confuso e intontito. Sentivo che chiedeva spiegazioni, ma non era il momento per quelle. Continuavo a rispondergli di stare tranquillo, che si sarebbe risolto tutto, perchè così doveva essere, almeno quel giorno. La "guerra" contro Adam era appena cominciata, eravamo vicini a vincere quella battaglia, ma non vi era alcuna garanzia riguardo alla prossima.
     
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5 replies since 5/5/2014, 17:15   99 views
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