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Raye & Skyler

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    Raye Elias S.
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    Wall Street mi aveva sempre incuriosito come posto, se devo essere sincero: era il centro finanziario di New York, c'era la borsa, tutte quelle cose...e oddio, non avevo mai vista tanta gente in giacca e cravatta tutta insieme. Gente che, per di più, non era particolarmente contenta di vedersi un ragazzino in skateboard sfrecciare ad una velocità riguardevole davanti, ho imparato almeno dieci nuovi modi americani di insultare una persona in meno di un ora che ero lì e sono uno più strano dell'altro. Forse a questa gente servirebbe di sciogliersi un po', tutta quella serità non faceva di certo bene, pensai mentre una donna in tailleur minacciava di farmi ingoiare la sua fantabolante borsa e la cosa mi fece ridere mentre mi allontanavo, quella donna non sembrava avrebbe avuto il coraggio di fare una cosa del genere, ne ero quasi assolutamente certo ma in ogni caso ero già lontano e non ne avrebbe avuto l'occasione. Come ero finito lì? Beh, avevo staccato dal lavoro che era metà pomeriggio e non avevo la minima intenzione di tornare a casa così presto, odiavo quando mi cambiavano il turno così a caso senza dirmelo prima, mi ritrovavo senza avere nulla da fare, quindi...beh, non avevo mai visto Wall Street quindi avevo deciso di approfittarne. Alla fine il posto non era nemmeno brutto se non fosse stato per quella massa di persone che se ne andavano in giro come una massa di robot, c'erano dei bei edifici che sembravano vecchi mentre altri erano decisamente più moderni, come tutto in quella città sembrava una grande accozzaglia di cose messe insieme, era curiosa come cosa...Spesso mi mancava Melburne quando mi rendevo conto delle cose che assomigliavano a New York. Sbuffai, passandomi una mano tra i capelli e ripartendo con lo skateboard a girare tra i passanti che saltavano e urlicchiavano quando gli passavo accanto, mi sistemai lo spallaccio dello zaino e risi leggermente.


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    Skyler Autumn S.
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    Do-dove sonoooo!? era la terza volta che mi perdevo quella settimana. Ogni volta dall'uscita della scuola non sapevo dove andare. Credevo che per lo meno quella volta me la sarei risparmiata la figuraccia con mia zia ma a quanto pare non era così. Ero deciso a camminare verso chissà dove senza sapere nemmeno dove mi trovassi in quel momento. Non avevo il coraggio di chiedere indicazioni. Cosa dovevo fare ora? New York era enorme e io a malapena riuscivo ad orientarmi a Londra, e ci ho vissuto per mooolti anni quindi vi lascio capire che il mio senso dell'orientamento è pari a quello di un pesciolino rosso.
    Continuai a camminare tra vicoletti stretti e tra strade piene di gente in giacca e cravatta. Sembrava il centro delle sedi aziendali. Chissà dove mi trovavo ma ero particolarmente affascinato da quelle strutture. Alte e pieni di vetri, con migliaia uffici tutti pieni, certo che era enorme quel posto. Per le strade camminavano persone di tutti i tipi ma quelli più comuni erano vestiti di tutto punto con una ventiquattro ore in mano che sembravano stare in ritardo o che si fermavano a fumare sigarette. Alcuni si fermavano in locali lì vicini e l'avrei fatto anche io se non fossi stato in preda al panico come lo ero in quel momento.
    Mancava poco che scoppiassi a piangere ma per fortuna non ero ancora arrivato a quel punto di infantilità. Il cellulare prendeva solo che a quanto pare avevo finito il credito e non potevo chiamare mia zia, come cavolo facevo ora?
    Continuai a camminare per minuti finché non mi trovai su quella che doveva essere una delle strade principali, probabilmente anche questa piena come quella precedente se non di più.
    Il mio potere non aiutava, sembrava volermi prendere in giro. Si attivava e si disattivava a proprio piacimento, probabilmente era dovuto anche all'agitazione che provavo. In mano avevo dei libri e poi avevo anche la tracolla dove c'erano altri libri. Già avevo deciso di fare un salto in biblioteca per le ricerche, lo so che esisteva internet ma non so perché preferivo quello dei libri.
    Ormai ero nel panico più totale e come se non bastasse in quel momento un uomo si scontrò contro di me facendomi cadere tutti i libri da mano. Non chiese nemmeno scusa. Che maleducato! speravo vivamente che le persone di questo paese non fossero tutte come quel tipo. Mi accasciai a terra a cercare di recuperare quei libri.


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    Edited by -Pike» - 6/5/2014, 00:15
     
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    Raye Elias S.
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    Tutta quella gente era troppo presa da sè stessa, dal loro lavoro, come potevano andare avanti così? Sembrava non si vedessero nemmeno mentre si passavano accanto, si urtavano e proseguivano continuando a parlare ai telefonini come se niente fosse, dovetti più volte frenare la voglia di prendere uno di quei telefonini, oppure una di quelle stupide e costosissime valigette e lanciarle in mezzo alla strada per vedere se qualcuno di loro era in grado di reagire: fortunatamente a volte bastava semplicemente tagliargli la strada all'improvviso ed era assolutamente divertente vedere come reagivano, come si innervosivano se qualcosa non andava secondo I loro piani.
    Alla fine però, fui io quello a rimanere sorpreso per una cosa che non mi aspettavo, all'improvviso mi ritrovai a dover inchiodare, pur di non investire qualcuno che aveva deciso di accucciarsi in terra per chissà quale motivo, quello che sembrava un ragazzo era quasi apparso dal nulla per il modo in cui me l'ero ritrovato davanti. Il problema, però, fu che la frnata non andò come avevo previsto; una delle ruote si bloccò e persi l'appoggio, forse vista da fuori la scena sarebbe stata esilarante dato che quando la tavola mi scivolò via da sotto il piede feci un bel volo, finendo poi a terra, cioè, non esattamente a terra, atterrai su qualcosa che sembrava avere una miriade di spigoli che si piantarono in più punti del mio torace: se l'impatto a terra non mi avesse lasciato senza fiato probabilmente avrei anche urlato ma per un lasso di tempo indefinito l'unica cosa che riuscii a fare fu rimanere lì a boccheggiare e a cercare disperatamente aria.
    Quando finalmente riusii a tirare un respiro decente mi resi conto che probabilmente avevo appena fatto anche una figuraccia epica con lo sconosciuto, che avevo appena cercato di non investire, mi tirai su sulle ginocchia e abbassando lo sguardo mi resi conto che ero atterrato su qualche libro, evidentemente era quello il motivo per cui il ragazzo era accucciato a terra, qualcuno doveva averglieli fatti cadere, mi guardai un attimo il palmo di una delle mani, notando delle piccole abrasioni che si richiudevano come se niente fosse successo per davvero, non avevo ancora fatto del tutto l'abitudine alla guarigione accellerata ma per uno che passava più tempo a terra che in piedi di sicuro non era una brutta cosa. Raccolsi I libri su cui ero caduto e glieli porsi come se niente fosse, accennando un mezzo sorrisetto di scuse -Non volevo caderci sopra, scusa- mi allungai a recuperare lo skateboard e controllai non si fosse rotto, si era smangiata la vernice ma non era così importante come cosa -Serve una mano?- chiesi guardandolo e inclinando leggermente il capo, incuriosito.



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    Stavo tranquillamente raccogliendo i libri mentre imprecavo nella mia mente a tutta la mia sfiga e maledicendo colui che mi aveva fatto avere tutte quelle sfortune nella mia vita. La perdita dei miei genitori, la perdita di Jace... già Jace. Dannazione! Devo smetterla! E sopratutto questa sfiga deve smetterla di perseguitarmi! Non ne posso più! volevo urlare, urlare a pieni polmoni ma prima che accadde chiusi gli occhi perché qualcosa mi istigò a farlo.
    Sentì un forte tonfo e poi, quando aprii gli occhi, notai un ragazzo dai capelli scuri per terra, doveva essere scivolato per non venirmi addosso. In quel momento rimasi paralizzato, non sapevo cosa fare. Troppo imbarazzato dal dargli una mano e chiedergli scusa ma anche troppo dispiaciuto per quello che gli era successo. Rimasi in quella posizione per un po'. Continuai a fissarlo, non sembrava intenzionato a rialzarsi ma lo fece dopo alcuni istanti. Si guardò un attimo la mano, chissà forse si era fatto male. Ti sei fatto male?! o cavolo, forse avrei dovuto dirlo ad alta voce ma non ci riuscì, ero troppo imbarazzato. Notai che era atterrato sui miei libri ma per fortuna non sembrava essersi fatto nulla e meglio ancora nemmeno i miei libri. Ok, forse ero un po' egoista a quel pensiero ma che volete?
    Quando si avvicinò a me porgendomi i libri che gli erano caduti lo guardai a bocca aperta. Quando parlò lo continuai a fissare per qualche attimo prima di scuotere la testa e passarmi una mano tra i capelli. «E-ehm... no, non ti pre-preoccupare! Anzi...scusami tu se mi sono fermato così all'improvviso...» ero in pieno imbarazzo a malapena riuscivo a parlare e sentivo tutto un tremolio. O stavo per svenire o ero così imbarazzato da non riuscirmi nemmeno a muovermi. Prese lo skateboard e lo controllò. Lo notai immediatamente nelle sue mani, era rimasta una macchia senza vernice che rovinava quel capolavoro di skate, non me ne intendevo ma erano veramente belli quelli che avevo visto e quello non sembrava da meno.
    Dal suo gesto e la sua domanda arrossì, si notava così tanto che mi servisse una mano? Ma la cosa che mi fece ridacchiare fu il suo gesto, sembrava quasi un cagnolino. «Ehm...si...» portai una mano dietro la nuca grattandomela nervosamente. «Mi...mi sono perso...» biascicai terribilmente in imbarazzo, come poteva un ragazzo della mia età avere un senso dell'orientamento pari a zero!? Dio, ero una frana! «Comunque... te lo ripago... o almeno la verniciatura...» gli dissi mentre indicavo lo skate. Non sapevo che altro dire, forse... forse mi sarei potuto presentare? Chissà. «Ehm...comunque... io...io sono Sk-skyler, piacere» allungai timidamente la mano.


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    Edited by -Pike» - 6/5/2014, 00:14
     
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    Raye Elias S.
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    Quando gli porsi I libri mi guardò come se avessi fatto qualcosa di assurdo, non dovevo forse aiutarlo? Mi sarei sentito particolarmente maleducato se me ne fossi andato avanti ignorandolo, non era cosa da me, o almeno non lo era nel caso di qualcuno che mi stesse simpatico o che non mi avesse fatto assolutamente niente di male e quel ragazzino rientrava in tutte e due le categorie al momento, mi ispirava simpatia e non ci avevo litigato, quindi la mia logica diceva che era assurdo non aiutarlo. Trattenni un sorriso quando si scusò balbettando e scrollai le spalle, poggiandomi con il gomito al ginocchio che avevo rialzato -Tranquillo, non penso tu abbia fatto apposta, a meno che non sia un passatempo degli americani quello di buttar a terra tutto quello che hanno in mano e rimanere inginocchiati a guardarlo- ironizzai, storgendo leggermente la bocca -Non mi sembra molto divertente, quindi penso che qualcuno ti abbia fatto cadere tutto, giusto?- mi venne quasi da ridere, quella era l'assurda parlantina che avevo ereditato da mio padre secondo la mia super mamma hippie, quel modo di ironizzare e mettere insieme frasi assurde con assoluta naturalezza che l'aveva sempre fatta sorridere...rabbrividii leggermente e per un attimo feci una smorfia che nascosi andando a recuperare lo skate, non dovevo assolutamente ripensare al mio passato. Lo sentii ridacchiare e io corrucciai le sopracciglia, avevo fatto qualcosa di buffo? Boh, possibile, spesso non me ne rendevo nemmeno conto oppure non mi importava e era così anche in quel caso, se l'avevo fatto ridere, tanto meglio dato che mi sembrava nervoso oltre misura. Disse che si era perso, in risposta alla mia domanda e forse non ero la persona adatta dato che non conoscevo benissimo la città ma avrei fatto del mio meglio per aiutarlo a ritrovare la sua metà, qualunque fosse -Forse ti posso aiutare...Dove devi andare?- dissi sorridendo e poggiando il braccio sulla tavola, abbassai gli occhi di nuovo su di essa quando lo sentii dire che mi avrebbe ripagato almeno la veriniciatura e in quel momento fui io a ridere, scossi il capo e gli lanciai un occhiata divertita -Non ti preoccupare, davvero. Mi piace così, ha un aria più vissuta- le cose nuove ed impeccabili mi annoiavano, mi piacevano I graffi, I bozzi, le sbucciature...davano inizio ad una storia, a dei ricordi. Mi tese la mano presentandosi e io la strinsi senza indugi e in maniera energica, regalandogli un sorriso allegro -Mi piace il tuo nome. Io sono Raye, piacere mio- mi alzai e mi sistemai lo zaino sulle spalle, tendendogli la mano nel caso avesse bisogno di aiuto per alzarsi -Non sono una guida fantastica ma ti assicuro che prima o poi ci arrivi alla tua meta- dissi con un sorrisetto divertito.


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    Skyler Autumn S.
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    Ridacchiai per quello che disse. Già decisamente non era il mio passatempo preferito e poi non credo che alle persone piacesse stare a fissare i propri beni per terra per poi creare casini come quello che aveva appena creato io. Dio ero proprio un idiota, ero stato fortunato o meglio era stato, lui, fortunato a non essersi fatto nulla. Si poteva far un gran male con quella caduta, chissà come mai ne era uscito illeso anche senza protezioni. Semplice fortuna, già, anche se non mi sarei sorpreso di ciò che capitava qui, dopotutto eravamo a New York, una grandissima città e io ero uno di quei soggetti con dei "poteri", chissà quanti ce n'erano qui e chissà quanti li sapevano usare. Già, ti posso assicurare che non è affatto piacevole ciò...» ridacchiai ancora al pensiero che forse alcuni l'avrebbero potuto fare come hobby, era una cosa un po' stupida ma divertente. Già, un tipo, non ha nemmeno chiesto scusa ma credo che per queste strade sia normale...» sospirai al pensiero di quel tipo di prima che mi era venuto addosso facendomi cadere tutto. Non mi aveva ne chiesto scusa ne si era fermato a darmi una mano. Avrebbe almeno potuto voltarsi per vedere come stavo ma nulla, se ne era altamente fregato ma poco male. Certo che però il tipo aveva una parlantina simpatica, mi fece sorridere con quella sua rapida parlantina, era simpatico dopotutto, forse non ero proprio sfortunato, o almeno quel giorno non lo era, completamente.
    In un momento, giusto un attimo i miei poteri si attivarono per farmi percepire quel dolore che provò lui, sembrava doloroso. Percepì i sensi di colpa, la sofferenza di vecchi ricordi e l'odio verso se stessi. Chissà cosa gli era successo in passato ma comunque non erano affari miei, lo avevo appena conosciuto, non potevo mica entrare in scena e dirgli "hey, sai, io percepisco le tue emozioni. Volevo sapere come mai provi sensi di colpa, ti odi e soffri" logicamente quel tipo sarebbe scappato. Scossi la testa e ritornai serio anche se quel gesto, simile a quello dei cani, mi era rimasto impresso in testa. Diciamo che ce l'avrei visto come cane quel tipo, non in modo offensivo logicamente, sempre che ci fosse un modo "non-offensivo" di interpretare questa frase. Mi stavo sciogliendo un po', diciamo che era sempre così all'inizio, quando conoscevo qualcuno, rimanevo sulla mia ma appena la persona si dimostrava gentile e bendisposta mi lasciavo andare. Lo guardai stranito e poi feci spallucce. «Se ne sei sicuro...» di solito le persone preferivano avere tutto perfettamente perfetto ma lui no, lui andava bene così com'era e ciò mi piaceva, era una bella caratteristica.
    Arrossì leggermente quando affermò il fatto che a lui piaceva il mio nome e abbassai lievemente lo sguardo per poi riportarlo al suo livello. «G-grazie... anche il tuo è molto bello... i-io, da come hai p-potuto immaginare, non sono di qui so-sono di Londra.» ecco che ritornavo a balbettare come un idiota a causa di quel complimento. Tirai un sospiro di rassegnazione. Quando mi tenne la mano ancora per un po' rimasi sorpreso e solo dopo mi resi conto di essere ancora a terra. Mi sollevai facendomi aiutare da lui e pulendomi un po' il pantalone. Ecco... dove abitavo? Beh... lo volevo sapere anche io! Dio, non ricordavo nemmeno in che strada abitavo! L'unica cosa che sapevo era che si trovava a New York!
    «Ehm... in realtà non lo so! Sono qui da poco più di una settimana e non ci capisco nulla! Troppe strade! Dovrei chiamare mia zia...» mi grattai la nuca «Mica.... m-mica... mi faresti fare una chiamata?» borbottai imbarazzatissimo per quella richiesta, non volevo fare la figura dell'idiota, cosa che dubitavo fortemente di non aver ancora fatto, ma era necessario.


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    Raye Elias S.
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    Mi confermó che era finito a terra a causa di uno scinosciuto che l'aveva urtato e che non l'avevano nemmeno considerato, alzai gli occhi e anche in quel momento vidi la gsnte che ci aggirava infastidita o ignorandoci, ridacchiai leggermente per poi tornare a guardare il ragazzo -Penso sia normale davvero qui...Non esiste nessun altro oltre al loro telefonino...d'altronde gli affari sono piu importanti dellr persone?- dissi con sarcasmo guardando storto un uomo in giacca e cravatta che imprecó sonoramente al momento di doverci aggirare, era un problema loro dato che lui era caduto e di sicuro non si stava divertendo. Quando rifiutai la possibilitá che lui mi ripagasse lo skate mi guardó come se fossi pazzo e io mi limitai a sorridere facendo spallucce, che c'era si male? Davvero, per me nelle cose rovinare c'era molto piu fascino che in quelle nuove,avevano storie da raccontare, difatti lì a New York ormai avevo fatto amicizia con il proprietario di un negozio di cianfrusaglie vintage, mi aveva aiutato a arredare buona parte di casa mia e facendimi pagare la metá finchè andavo a tenergli compagnia e ogni tanto suonavo per lui, era divertente cimentarsi con i classici degli anni sessanta che ricordava grazie alla madre oppure quelli della sua adolescenza. Mi disse poi che lui era di londra e il mio sorriso si addolcí vedendolo arrossire, riflettei hn attimo, corrucciando il viso in un espressione pensierosa -Pullman rossi, vecchia regina, grosso orologio?-chiesi divertito -Beh allora io potrei essere un parente di uno di quelli che la tua gente mandava in carcere nel mio paese- dissi ridacchiando e ricordandomi quel poco che avevo studiato a scuola -Non è male come facevano sembrare, giuro-ridacchia aiutandolo poi ad alzarsi. Rimasi sorpreso quando mi disse che non sapeva nemmeno dove doveva andare, dio, si era proprio perso perso. Alla sua richiesta annuí sovrappensiero e mi sfilai uno spallaccio dello zaino cominciando a frugarvici dentro -Aspetta, se il mio zaino non l'ha mangiato te lo presto volentieri- mi ci volle un po' ma alla fine trovai il mio telefono e glielo porsi, un samsung non troppo vecchio ma nemmeno nuovissimo -Tieni, chiama pure- disdi con un mezzo sorriso -se vuoi mi allontano, se ti do fastidio qui- dissi corrugando le sopracciglia leggermente in pensiero.


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    Edited by Wïll. - 6/5/2014, 22:52
     
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    «Certo, gli affari sono la loro vita, pff, che stupida questa gente, dovrebbe passare un po' più di tempo con la loro famiglia invece di passarla attaccati al telefono o in ufficio.» se avessi potuto avrei passato tutta la vita vicino ai miei genitori ma purtroppo mi erano stati strappati via con la forza. Avrei tanto voluto riaverli e abbracciarli, dirgli che gli volevo ancora bene nonostante tutti questi anni, che non li avrei mai dimenticati e ringraziarli di quei pochi anni che anche se ne ho pochi di ricordi so che erano bellissimi. Fui destato dai miei pensieri quando sentii un certo tipo imprecare a causa nostra, lo guardai non male ma malissimo, non oteva stare semplicemente zitto e camminare? Dovevano fare sempre scenate ed inoltre la causa di quella situazione era una persona come lui, che non si era nemmeno fermato a darmi una mano.
    Certo che quel tipo sembrava simpatico e gentile, cioè, gli avevo offerto di pagargli la verniciatura e lui aveva rifiutato, beh, ammettiamolo anche un po' strano ma a questo mondo chi non lo è? Forse gli piaceva lasciare segni o meglio "cicatrici" sugli oggetti, perché dopotutto, ogni cicatrice o oggetto ricorda un momento speciale della nostra vita. In quel momento mi andai a toccare il bracciale, il solo toccarlo mi fece venire in mente Jace, la sua risata, il suo essere felice, il suo modo di affrontare la vita. Non potevo demoralizzarmi, glie lo dovevo, dovevo mantenere la promessa che gli avevo fatto, a lui che era e sarà il mio primo amore. Al ricordo di Jace mi si creò un nodo alla gola e delle lacrime minacciavano di uscire ma non potevo, non dovevo. Presi un profondo respiro e mi rilassai tornando a sorridere. «Esattamente, ruota panoramica e molte altre cose, tu ci sei mai stato?» amavo la mia città natale e speravo di tornarci anche se sapevo che non potevo viverci perché mi avrebbe ricordato troppe cose, troppi dolori e troppe sofferenze ma forse, non ora ma tra un po'... si lo potrei fare, rivedere la tomba dei miei genitori e quella di Jace... già... le loro tombe...
    Capii immediatamente a cosa si riferì, intendeva alle colonie penali che l'Inghilterra aveva, per così dire, costruito in Australia. «Australiano quindi?» già, potevano definirmi secchione, e molti lo facevano. Io ero un tipo molto curioso e quindi studiare saziava quella curiosità. Ridacchiai alla sua battuta e feci un cenno. Dopo qualche secondo lo tirò fuori e me lo porse con un sorrisino molto dolce. «N-no, rimani pure, g-grazie...» ero in imbarazzo perché come potevo non sapere nemmeno dove abitavo?!
    Composi il numero di mia zia e dopo qualche squillo mi rispose.
    «Ehm...zia?» ed eccola che già partì dicendo "non dirmi che ti sei perso di nuovo" e lì feci una risatina colpevole. «G-già...» mi chiese dove mi trovassi e io mi guardai in torno nella speranza di qualche indizio. Notai un cartello in una via che indicava "Wall Street" «Wall Street, credo..» lei mi disse che dovevo avere pazienza perché ora era occupata e li mi morsi il labbro inferiore un po' preoccupato. «O-ok...» riattaccai e diedi il telefono a Raye.
    «G-grazie...» biascicai imbarazzatissimo. Volevo chiedergli se era occupato, se fosse stato libero... forse mi avrebbe potuto fare compagnia. «Ehm... Raye... mi f-fare...faresti compagnia? S-sai... mia zia arriva tra un po'... logicamente se non se-sei occu-occupato...» mi sforzai di non balbettare ma con scarsi risultati. Probabilmente avevo l'espressione da cucciolo bastonato, mi capitava sempre quando ero in situazioni alquanto imbarazzanti.


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    Guardai sovrappensiero le persone sfilarci accanto nella loro rabbia o nella loro indifferenza e alle sue parole mi morsi leggermente il labbro...io ero stato come loro, non preso dal lavoro ma dal voler vivere come diamine dicevo io, ignorando I consigli dei miei genitori che, poco ma sicuro, avrebbero potuto anche salvarmi -Non si renderanno mai conto di quanto sono fortunati...-sussurrai piano, più a me stesso che a lui, il dolore arrivava all'improvviso e avvelenava qualsiasi cosa io stessi pensando, ero contento di aver incontrato quel ragazzo ma all'improvviso pensai che non era sicuro per lui starmi vicino, anche in quel momento in cui mi sentivo calmo le cose avrebbero potuto degenerare più in fretta di quanto potessi io stesso immaginare. Decisi che non dovevo pensarci, era meglio concentrarmi su altro, cercando di esorcizzare il demone che tanto mi spaventava solo non pensandoci. Lo vidi sfiorarsi sovrappensiero il polso e notai un braccialetto, la curiosità mi spingeva a volergli chiedere che significasse per lui...ma era decisamente inopportuno. Per un attimo avevo pensato che magari si sarebbe arrabbiato per il modo in cui avevo riassunto la sua città ma sorrisi divertito quando aggiunse la ruota panoramica e alla domanda scossi il capo -Mi piacerebbe ma non ho viaggiato molto- fino ad un anno fa dicevo con convinzione che avrei suonato in tutte le città importanti, ora il mio sogno era ad ammuffire in un cassetto. Quando più rapidamente di quanto avessi pensato possibile indovinò la mia patria natale sorrisi leggermente sorpreso e finsi di suonare un campanello immaginario -Ding! Ding! Ding! Risposta corretta! Lei è il vincitore di questa puntata di: Indovina il paese dello sconosciuto di turno! Potrai ritirare il tuo premio grazie a questo buono- avevo parlato velocemente e con tono allegro, come un presentatore di uno stupido gioco a premi e infine finsi di consegnargli un foglietto invisibile sempre con quel sorriso allargato sul viso a mostrare I denti bianchi e dritti, il canino destro leggermente scheggiato ma non era un problema così importante per me, si notava, si, ma non me ne ero mai preoccupato, chissà come avrebbe reagito a quella mia piccola sceneggiata, speravo di farlo ridere. E che accettasse il coupon per il premio, ovviamente! Però, il ragazzo era intellingente, riflettei poi, mentre gli porgevo il telefonino e sorrisi quando mi disse che non c'era bisogno mi allontanassi. Seguii la conversazione distrattamente, sentivo con snervante chiarezza le parole della donna dall'altra parte del telefono ma non volevo essere un impiccione, però quando lui disse in maniera poco convinta che si trovava a Wall Street, alzai entrambi I pollici e annuii con vigore, per fargli capire che era il posto giusto. Buttai di nuovo il telefono nello zainetto quando me lo porse e scossi le spalle -DI nulla, tranquillo- poi...sentirlo balbettare a quel modo mi fece venire un attimo in mente Luke: quello stupido biondino australiano, che aveva il coraggio di baciarmi davanti a tutti ma che se gli mettevo un braccio attorno ai fianchi cominciava a balbettare insultandomi in tutte le lingue che conosceva (erano 3, inglese, spagnolo e un po' di francese)...Mi morsi il labbro sentendo una leggera nostalgia, non amavo più Luke, forse, probabilmente, ma mi mancava da morire comunque. Sorridendo mi sistemai lo zaino in spalla sorridendo -Tranquillo, ti faccio compagnia volentieri Skyler!- esclamai allegro -Ho staccato dal lavoro in anticipo e non ho niente da fare, prima di quasi-investirti ho fatto mezz'ora a tagliare la strada a vuoto ai passanti- misi lo skateboard sotto braccio e dopo averci pensato su qualche attimo annunciai -Ho voglia di gelato- mi voltai verso di lui, sorridendogli con aria da cucciolo allegro, quasi, quel mio modo di fare era probabilmente assurdo ma non sapevo nemmeno un modo per correggerlo -Ti va se ti offro un gelato? Ti piace il gelato? Se non ti piace ti offro qualcos'altro- sputai quelle domande ad una velocità assurda, dondolandomi leggermente da un piede all'altro, forse era vero, ero leggermente iperattivo...proprio leggermente si...Sorridendo aspettai una risposta dal ragazzo che avevo di fianco -Spero le si rompa il telefonino- ringhiai contro una donna che aveva detto in modo da farsi sentire che quelle strade non erano fatte per I piccoli senzatetto, che diamine ne sapeva lei? Odiavo la gente che saltava a conclusioni troppo affrettate, mi morsi il labbro con forza per non ringhiare, sentendo il leggero sapore del sangue sulle labbra che mi fece all'improvviso riscuotere. Sbattei un attimo le palpebre e mi voltai di nuovo verso Skyler -Scusa...Allora...hum...gelato?- sorrisi di nuovo.


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    Skyler Autumn S.
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    Mi guardai in torno, niente, nessuna persona sembrava pensare nient'altro che al loro stupido lavoro o soldi, lo percepivo, ed era orribile. La cosa più importante era provare affetto verso le persone care, verso le persone con cui si viveva, il lavoro era solo un modo per rendere quella vita migliore ma una vita fatta di solo lavoro non renderebbe mai felice una persona come lo fa una vita fatta di solo amore. Il mio sguardo scattò su Raye che sembrò colpito da un forte dolore.
    «Già... tutto per loro girano intorno ai loro stupidi affari, io non li capisco... tu per caso... ehm... nulla...» mi fermai per non domandargli se aveva perso qualcuno. Non volevo chiederglielo, dopotutto non ci conoscevamo nemmeno. Non potevo chiedergli una cosa così... così intima. Se l'avrebbe domandato a me io non avrei saputo come reagire.
    Poco dopo fui scosso da della preoccupazione? Si, era preoccupazione, proveniva da Raye ma durò abbastanza poco ma perché si stava preoccupando? Cavolo, non capivo. La cosa strana era che avevo percepito una preoccupazione non generale ma indirizzata a me, ME! Nemmeno mi conosceva! Come poteva preoccuparsi per me? Forse temeva di farmi del male?
    «Oh, mi dispiace ma dopotutto nemmeno io ho viaggiato mai, anzi, lo puoi notare dal mio senso dell'orientamento» cercai di tirarlo su di morale, non mi piaceva vedere le persone tristi e da lui non percepivo nient'altro che dolore e il desiderio di ritornare indietro. Era doloroso per me percepire quelle cose anche perché non aiutavano il mio stato d'animo.
    A quella scenata risi con gusto e feci finta di prendere il cupon invisibile. «Yee!! Cosa ci posso fare con questo cupon?» mi passarono per la testa varie ipotesi come: gelati gratis, yogurt e tante altre cose che adoravo ma poi mi diedi dello stupido. Stavamo solamente scherzando e non potevo mica pretendere qualcosa?! Beh, comunque il ragazzo era simpatico. E io con -l'invisibile- cupon in mano iniziai a saltellare entusiasmato come se avessi vinto qualche premio mondiale.
    Solo quando mi fermai notai il sorriso del ragazzo, era veramente bello, denti bianchi e perfetti tranne per un canino un po' scheggiato ma non si notava molto, anzi dava qualcosa come una sensazione di "selvaggio" a quel sorriso che mi piaceva davvero molto. Gli avrei fatto i complimenti per il sorriso se non fossi stato troppo, decisamente troppo, timido. Per poco non mi scappo una risatina quando Raye mi fece un segno che avevo indovinato il nome della strada. Era veramente un amore quel ragazzo, era dolce e gentile e sopratutto divertente, mi ricordava parecchio Jace, lui era capace di farmi ridere sempre, era capace di farmi sentire meglio anche in momenti tristi. Beh, ora che ci penso anche Raye ci era riuscito, fino a poco fa mi sentivo a disagio perché mi ero perso, ci mancava poco che non mi sarei messo a piangere ma per fortuna Raye era caduto, nel vero senso della parola, dal cielo in mio soccorso.
    Sorrisi felice quando mi disse che mi avrebbe fatto compagnia, l'avrei pure abbracciato se non fosse per il fatto che poi mi sarei solamente dovuto sotterrare per l'imbarazzo. «Dev'essere stato divertente, sia attraversare la strada rompendo le scatole a questi tipi così antipatici e sopratutto "mezzo-investire" la gente» ridacchiai e alzai le dita per imitare le virgolette. Era divertente parlare con lui, mi distraeva. «Se posso chiedertelo, dove lavori?» chiesi incuriosito, lo sapevo che non mi sarebbe dovuto interessare ma dai, volevo sapere qualcosa di lui!
    Quando nominò la parola gelato lo guardai sognante e mi illuminai in uno splendido sorriso. Poi quando si volto mi resi conto del mio viso e arrossì ma senza abbandonare quel sorriso. Lui sembrava un piccolo cucciolo che non vedeva l'ora di avere la pappa, già, più lo guardavo più mi sembrava un cagnolino, non in senso offensivo logicamente. Rimasi un po' scioccato per il fiume di parole che mi disse ma poi risposi con calma a tutte. «No...cioè si, io amo il gelato, se fosse per me potrebbero fare un tempio dedicato al Dio dei gelati!» iniziai a parlare dei gelati e probabilmente non mi sarei fermato se non me ne fossi reso conto. «Ehm...si, in poche parole amo i gelati e sopratutto se offerti dagli altri!» finii ridacchiando.
    Poco dopo quella parlata sentii una donna pronunciare delle parole alquanto acidamente. Non riuscii a trattenermi, Dio odiavo quando le persone giudicavano, fissai malissimo quella donna mentre lui disse qualcosa a riguardo che io non ascoltai. «E queste strade non dovrebbero essere aperte alle vecchie! Dovrebbero stare all'ospizio!» gli sbraitai addosso mentre si allontanava, lei si girò guardandomi a bocca aperta ed offesa e io gli feci un sorriso gentile e ritornai con lo sguardo su Raye. «Ehm, scusa... non le sopporto le persone che giudicano, comunque dicevamo? Ah, si il gelato! Andiamo!» mi avvicinai a lui e passai il mio braccio sotto il suo come se lo conoscessi da sempre, beh, il gelato era pur sempre il gelato no?


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    Nemmeno lui capiva l'attaccamento di quella gente per il loro denaro e gli feci un mezzo sorriso quando mi resi conto che era stato sul punto di chiedermi qualcosa, gli tirai un pugno leggerissimo sulla spalla per attirare la sua attenzione -Su, spara. Che domanda volevi farmi? Non è un problema per me- non ero un ragazzo particolarmente riservato quindi poteva chiedermi quello che voleva e io gli avrei risposto con quanta sinceritá la situazione mi avrebbe riservato, c'erano di sicuro cose che non avrei potuto dirgli alla leggera, qualsiasi cosa sfiorasse il campo della licantropia...beh, era fuori questione parlarne. Sorrisi quando mi disse che nemmeno lui aveva viaggiato molto, anche a causa del suo scarsissimo sebso dell'orientamento -Dai, l'orientamento puó anche migliorare, altrimenti ci sono le guide- dissi con aria sempre allegra. Accettò poi il mio coupon invisibile e mi chiese che cosa avrebbe potuto ottenere, così mi misi a ridere allargando le braccia come a voler abbracciare tutta la scena -Tutto! Tutto ció che vuoi! Un gelato, un unicorno, un arcobaleno, un dolcetto, un bacio- aggiunsi alla fine facendogli l'occhiolino con una certa malizia per poi sorridergli di nuovo -Scherzo, tranquillo, non sono un maniaco- aggiundibin fretta. Ero veramente contento d'essere riuscito a tirarlo du di morale dato che quando l'avevo visto così abbattuto e a disagio snche solo nel patlarmi all'inizio.-Infastidire la gente è una delizia- dissi leccandomi le labbra con aria dispettosa -ma non sai quanto mi sarei sentito in colpa se ti fossi arrivato addosso per davvero!- dissi corrucciando leggermente le sopracciglia al pensiero, poi quando mi chiese dove lavoravo sorrisi -Un negozio di musica, il Disc Jockey- dissi con un mezzo sorriso -è a dieci minuti da qui con la metro, ma non ricordo il nome del quartiere- dissi con una smorfia un po' irritata, maledetta la mia poca mrmoria! Poi mi si illuminarono gli occhi quando cominciò a parlare di gelato con un entusiasmo simile al mio -un dio di gelato?potrei mangiarlo, non adorarlo!- dissi diverito -allora saró felicissimo di offrirtene uno-. La sua risposta alla donnaccia mi tolse il fiato dal ridere, anche a vedere l'espressione della donna, mi piegai in due dalle risate e ripresi un minimo di decenza solo quando mi parlò, raddrizzandomi e riprendendo fiato con brevi respiri -Che risposta! Hai fatto bene!- esclsmai divertito Riprendendo a respirare normalmente, sorridendo quando mi prese sottobraccio -andiamo signorino- dissi con tono quasi servile per poi sorridergli dolcemente e quasi "trascinarlo" nella gelateria piu vicina: subito ordinai un enorme cono gelato alla fragola e menta, diedi una leccata al mio dolce con aria entusiasta, gorse un poco equivoca ma non mi importava -Tu cosa vuoi? Non ti preocvupare, scegli pure tutti i gusti che vuoi- sorrisi dolcemente assaggiando di nuovo il gelato.
     
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    Un po' imbarazzato dondolai sui piedi mentre mi mordevo il labbro. Aveva capito che volevo fargli una domanda, beh, chiunque l'avrebbe capito ma la cosa strana era che voleva saperla... ma... «T-tu hai perso qualcuno di importante?» il mio tono di voce era malinconico, purtroppo parlarne anche se di altre persone faceva sempre un brutto effetto, mi riportava in mente immagini che facevano male, un male enorme. Speravo vivamente che non gli desse fastidio la mia invadenza ma.. ma essere curioso era una parte di me, ciò che aveva portato me ad essere ciò che sono, dopotutto, la curiosità non sempre è un male.
    «Mi sa che dovrò prendere una guida che mi porti ovunque...» il mio tono di voce era un misto tra il triste e il divertito. Sul mio volto poi crebbe un broncio tenerissimo che non seppi nemmeno io come feci a "esprimerlo". Già, probabilmente avrei dovuto cercare una guida per questa stupida ed enorme città, chissà, forse lui poteva farmi da guida? Beh... sarebbe stato piacevole, almeno era un tipo simpatico no? Meglio di quei tipi tutti seri e saccenti. Quando allargò le braccia alzai il sopracciglio e quando iniziò la lista spalancai la bocca mentre i miei occhi si illuminavano, tutto questo poteva essere mio? Davvero? Ohhh, certo come no... beh, l'importante era crederci no?
    Quando finì la lista dicendo "un bacio" scattai e sgranai gli occhi mentre il mio volto diventava di un rosso pomodoro. Poi quando disse che scherzava mi gonfiai le guance, ora si che sembravo un pomodoro, e incrociai le braccia al petto. «Tu... tu sei un essere malvagio, io volevo il bacio!» girai la frittata e iniziai a ridacchiare. «Scherzo anche io logicamente, però... forse... un panda mi piacerebbe.» amavo i panda, anzi li adoravo, erano la cosa più tenerosa al mondo. A casa avevo persino un cappello a forma di panda con dei paraorecchie che erano lunghi fino ad arrivarmi alle mani, alle estremità di queste due paraorecchie c'erano una specie di guanti pandosi, quando li indossavo mi piaceva abbracciare la gente, io li chiamavo abbracci pandosi, e si è un po' infantile ma è bellissimo farlo. «Ohw, sei tenero per fortuna non è capitato, se no sai che dolori? Ahiahi, il solo pensiero mi fa male ovunque.» era vero, se mi sarebbe caduto addosso mi sarei fatto molto male, ora che ci pensavo lui cadendo non si era fatto nulla a quanto sembrava, di norma un po' di sangue sarebbe uscito a tutti o almeno qualche graffietto ma lui invece era in perfette condizioni... chissà, forse è stato semplicemente fortunato.
    «Oh!? Davvero!? Un negozio di musica?! Io amo la musica! Ascoltarla, si intende, non sono ne un cantante ne altro ma adoro sentire la musica di qualsiasi genere. Mi ci devi portare! Voglio vederlo prima o poi!» dissi sorridendo per quella notizia. La musica mi aveva aiutato tantissimo negli ultimi tempi, alcune canzoni mi ricordavano il mio passato ma in modo felice, con i momenti belli e altre invece mi distraevano completamente facendomi venire solo la voglia di ballare.
    «Siii! Un dio gelato che non si finisce mai! Sbavo solo all'idea» feci una faccia buffa cercando di imitare una persona che sbavava ma molto probabilmente sembravo più Homer Simpson che sbavava al pensiero di qualcosa di buono. «Yeeee gelato per me!» esultai come un bambino compiaciuto. Lo guardai stranito quando scoppiò a ridere, cosa avevo fatto ora per farlo ridere in quel modo? Lo vidi piegarsi in due e non potetti fare a meno di essere trascinato in quella risata anche se io partecipavo meno attivamente. Quando mi fece il complimento gonfiai il petto orgoglioso di me e sorrisi sgonfiandomi. «Oh, la risposta? Ah beh, è già, se la meritava.» ero convinto di me e di ciò che dicevo, nessuno poteva giudicare una persona quando si conosceva tale persona figuriamoci quando non la si conosceva. «La ringrazio signor Raye» iniziai a camminare con modo altezzoso per poi riprendere a camminare in modo normale con un sorrisetto divertito, era bello passare del tempo in compagnia di qualcuno. Quando vidi la gelateria sgranai gli occhi e sorrisi felice, quando entrammo lui ordinò un gelato fragola e menta e gli diede una leccata molto fraintendibile ma che io vidi con invidia, pure io volevo il gelato! «D...davvero!? Ehm...» mi avvicinai al bancone e guardai i vari gusti. «Amarena e... e pesca!» amavo quei due gusti e quando mi arrivò il gelato davanti lo guardare con occhi sognanti. Gli diedi una leccata e sentii immediatamente le mie papille gustative fare festa. «Dio che buoooono!» brividi di piacere si espandevano ovunque. «Ora che si fa?» dissi mentre continuavo a mangiucchiare il gelato.


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    Mi sarei aspettato qualsiasi domanda, ma di sicuro non quella. Mi sentii impallidire e dovetti stringere di più la presa sullo skateboard per avere qualcosa a cui aggrapparmi mentre lo guardavo con aria persa e confusa, mentre negli occhi il dolore faceva da protagonista come nella mia testa: da cosa lo aveva capito? Io...nessuno mi aveva mai fatto una domanda del genere, ero sempre stato bravo a nascondere quel fatto e nessuno mi aveva mai chiesto se avessi perso qualcuno di importante...feci un respiro breve mentre aprivo la bocca pr parlare ma mi resi conto di non riuscirci per qualche momento, rimasi in silenzio ancora qualche attimo, sperando il dolore si attenuasse abbastanza da lasciarmi parlare ma non sembrava volerlo fare, rimasi a fissarlo con quell'espressione ancora qualche momento, come se sperassi lui potesse in qualche modo arrivare alla risposta senza che io dovessi dirglielo chiaramente ma era impossibile, non poteva sapere quello che volevo dirgli, distolsi lo sguardo e fissai una vetrina in cui mi vidi riflesso, avevo pensato di dirgli che non era vero ma mi resi conto che la mia espressione era inequivocabile, quella domanda mi aveva sconvolto -I miei genitori...- mormorai con un filo di voce guardandolo per un attimo per poi abbassare il capo e chiudere gli occhi mentre tornavano I sensi di colpa anche se mi sforzavo con tutto me stesso di allontanare I ricordi dell'assassinio -Ti prego, non voglio parlarne...- gemetti con un filo di voce stringendo I pugni fino a sentire le unghie graffiarmi I palmi, il dolore mi avrebbe distratto, mi avrebbe aiutato a rimanere lucido...Dio, ti prego, dovevo distrarmi o sarei crollato, o peggio, avrei perso il controllo della bestia. Non sapevo ancora cosa la scatenava, oltre alla rabbia e di sicuro non volevo scoprirlo in quel momento. Per distrarmi, decisi che era meglio concentrarmi su Skyler e su quello che stava dicendo, disse con un broncio tenerissimo che avrebbe probabilmente dovuto chiedere ad una guida di portarlo ovunque, stiracchiai un sorriso nonostante il dolore e quel piccolo gesto mi aiutò già a distrarmi un poco -Beh...se vuoi qui posso farti da guida. O al massimo mi perdo anche io, però almeno perdersi in due è meno spiacevole- dissi divertito, non ero il massimo nemmeno io con l'orientamento ma in un modo o nell'altro ero sempre riuscito a tornare a casa. Vederlo arrossire a quella maniera con quell'espressione sconcertata sul viso quando nella lista dei premi avevo messo anche un bacio, fu una cosa adorabile e incredibilmente divertente allo stesso tempo, mi scappò una risata e mi sentii addirittura bene mentre guardavo quel piccolo broncio sul viso di Skyler...era adorabile, pensai un attimo prima che parlasse e rigirasse la frittata a quella maniera, stiracchiai un sorriso divertito e che Luke avrebbe classificato tra quelli che “non promettono nulla di buono” -Sono il lupo cattivo- dissi con una certa ironia e un briciolo di amarezza nella voce, tanto lui avrebbe pensato solo al cattivo delle favole -Però se proprio vuoi un bacio te lo potrei concedere- aggiunsi facendogli di nuovo l'occhiolino -Un panda...mi sa che sono difficili come animaletti domestici ma se hai tanto spazio puoi tentare- dissi annuendo tra me e me. Arrossii leggermente quando disse che ero tenero, forse perchè non me lo aspettavo -Taanto male- dissi distogliendo lo sguardo e fissando il cielo con aria imbarazzata...dio, l'unica a dire che ero tenero era stata mia madre, in tutti quegli anni...era strano, boh. Sorrisi al suo entusiasmo quando gli dissi che lavoravo in un negozio di musica e gli diedi una leggera spallata scherzosa -Quando vuoi, ti ci porto, magari mi fai anche compagnia mentre lavoro- dissi con un mezzo sorriso -Sono il più giovane lì e quando parlano di politica o cose da “grandi” mi annoio in fretta- alzai gli occhi al cielo e sperai di non aver osato troppo con quell'ipotesi, infondo mi aveva chiesto lui di portarlo al negozio. Era buffo quel ragazzo, mi era sembrato così timido all'inizio ma sembrava si stesse laciando un po' andare e ne fui felice, io non volevo mettere a disagio nessuno; quando poi gli feci I complimenti per la risposta lo vidi orgoglioso e gli regalai una pacca sulla spalla -Se la meritava eccome- dissi allegro prima di accompagnarlo in gelateria.
    Lo vidi felice come un bambino a natale quando gli dissi che poteva prendere quello che voleva e allungai I soldi all'uomo che ci aveva serviti e sorrisi dolcemene vedendolo leccare entusiasta il cono, quando mi chiese cosa avremmo fatto dopo inclinai il capo pensieroso...poi con la punta dell'indice gli rubai del gelato e mi portai il dito alle labbra per assaggiarlo -Beh, io assaggio il tuo gelato...Hum...pesca non mi è mai piaciuto particolarmente- dissi con un mezzo sorriso -Tu cosa vuoi fare?- chiesi riprendendo a leccare il gelato, sporcandomi di menta tutt'attorno alla bocca senza rendermene conto.


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    Skyler Autumn S.
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    Cazzo, l'avevo fatta grossa, lo sapevo che non dovevo domandarglielo. Già le sue reazioni mi fecero capire che era una cosa che gli faceva male, lo capivo, lo capivo molto bene, anche io avevo perso i miei. Guardai i suoi occhi, sembravano essere stati oscurati da un ombra di dolore, ricordi e sofferenza, cose che mai sarebbero scomparse, e io ne potevo sapere qualcosa. Inoltre il suo dolore era così grande che lo percepivo anche io come se fosse mio, dovetti trattenermi più volte dal piangere. Notai che non riusciva a parlare e in quel momento volevo solo scappare, scappare e non farlo soffrire più. Non lo feci, non lo feci solo perché non mi sembrava giusto. Gli avrei voluto dire che non era obbligato a parlarne, con quel viso, con quell'espressione mi stavo sentendo un mostro per aver fatto ciò che avevo fatto, mi sentivo un mostro vero e proprio, un essere che non si meritava nessuna pietà, stupido me e la mia curiosità. Non scappai semplicemente perché poi parlò, e quando nominò i genitori sentii una forte fitta provenire dal mio petto, un miscuglio del mio e del suo dolore, un dolore intenso e sofferto. Strizzai gli occhi per non far uscire lacrime ma sembravano voler scappare. E quando mi supplicò che non voleva parlarne mi limitai ad abbracciarlo forte e a lasciare che delle lacrime rigassero il viso. «N-non...n-non ti preoccupare, scusami tu, sono uno stupido... non dovevo domandartelo... lo so, fa-fa male, molto...» lo strinsi più forte anche perché anche io ne avevo bisogno ma più che altro non volevo che fosse solo, solo in quel momento.
    Poi sentii in lui crescere un po' di rabbia che svanì quasi immediatamente mentre lui aveva il desiderio di controllarsi, ma perché? Controllarsi da cosa? Voleva picchiarmi? No, non era quello, era altro, era qualcosa che lui nascondeva, non potevo domandarglielo. Lo avevo già fatto soffrire, non dovevo e non potevo, non volevo vederlo soffrire ancora.
    Per fortuna la situazione sembrò migliorare e la tensione svanire piano piano. «D-davvero? Si! Che bello! Tu sarai la mia guida! E ci perderemo ovunque! Siiii!!» esultai come un bambino e quando me ne resi conto tossicchiai un po' e mi feci serio nonostante le guance fossero completamente rosse. Ridacchiai quando disse che era il lupo cattivo con quel tono da cattivo, da personaggio malvagio anche se aveva un viso più che da cattivo lo aveva da super eroe. Arrossì e sorrisi allo stesso tempo per le sue parole e scossi leggermente la testa. «Mi dispiace, il mio cuore appartiene ad un altro» il mio sguardo istintivamente si abbasso sul braccialetto che presi a girare intorno al polso. «Anche se lui...lui non ... non c'è più...» un nodo alla gola si creò quasi immediatamente ma continuai a sorridere anche se senza rendermene conto una lacrima mi stava rigando il viso. Alzai lo sguardo e continuai a sorridere mentre stringevo il bracciale come se esso poteva darmi la forza di non arrendermi.
    Ridacchiai quando fece quella precisazione, beh era logico, un panda non era possibile da avere ma un peluche... io amo i peluche! «Beh, vero ma i Peluche a forma di panda sono anche teneri no? E sono più facili da tenere. Al massimo quando sarò ricco sfondato e avrò una casa enormissima» allargai le braccia per dare un idea, anche se non erano lunghe abbastanza, e ridacchiai. «Lo potrei prendere» conclusi annuendo convinto.
    Quando mi diede una spallata ridacchiai e alle sue parole mi illuminai, quindi quella non sarebbe stata l'ultima volta del nostro incontro? Si! Che bello, avevo un amico! Alzai gli occhi al cielo quando disse la parola "politica", Dio era noiosa, cioè interessante alcune volte ma la maggior parte delle volte n-o-i-o-s-a «Che barba! Ci credo che ti annoi!» dissi tremendamente serio, forse più del dovuto però poi mi venne spontanea una domanda. Con l'indice picchiettai il mento mentre pensavo. «Dimmi un po', ma tu suoni? Cioè fai qualcosa riguardo alla musica?» chiesi curiosissimo, adoravo sentire cantare la gente o suonare, il mio strumento preferito era... era... bho! Li adoravo tutti! Forse tranne le trombe e cose del genere, quelle no...
    Quando disse che se lo meritava sorrisi vittorioso e ridacchiai «Oh, beh ci mancherebbe, umpf». Mentre ero intenzionato a guardarlo in attesa di risposta lo vidi muoversi e rubarmi con l'indice un po' di gelato, lo guardai con sguardo assassino. «Rifallo e ti mangio il dito!» quando palesò il suo "non apprezzamento" per la pesca io feci spallucce e sorrisi «Meglio per me» quando poi mi chiese cosa volevo fare feci spallucce e portai il dito al suo gelato prendendo il gusto alla fragola e gustandomelo per bene. «Mh... fragola... beh, per il momento mi vendico e poi bho!» dissi ridacchiando. Poi scoppiai a ridere quando lo vidi sporco intorno alle labbra, incosciente che anche io mi ero sporcato, anche la punta del mio naso era sporca- sono proprio un deficiente patentato...- . Gli indicai la bocca sporca e continuai a ridere mentre prendevo un fazzoletto e glie lo spiaccicai sulle labbra, rimase attaccato e quella scena fu esilarante.


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    Raye Elias S.
    17 · sheet ( ) · commesso ·normale

    Nemmeno lui sembrava trovarsi particolarmente bene nella situazione che si era creata dopo quella domanda, nonostante fossi sul punto di soffocare per il mio dolore, notai che nemmeno lui se la stava passando bene, lo stavo mettendo a disagio per quella sorta di crollo? No, no, non volevo, dovevo essere forte, rimanere integro...Ma quando mi si lanciò tra le braccia mollai a terra lo skateboard, ignorando la fitta momentanea quando mi cadde sul piede e affondai il viso contro la sua spalla, stringendolo a me ma temendo allo stesso tempo di poterlo fare troppo forte, dovevo imparare a dosare la forza e non fu semplice, volevo abbracciarlo e sentirlo vicino perchè era parecchio tempo che non abbracciavo nessuno a quella maniera e quello era poco più di uno sconosciuto, come mai tutta quella confidenza? Non riuscivo a capirlo nemmeno io -tranquillo...- mormorai senza allontananrmi da lui, io non stavo piangendo ma lui sembrava di si -Va tutto bene...tu...so che non volevi-mi mordicchiai il albbro, no, no non andava tutto bene ma ero sempre stato bravo a fingere, stavo bene, dovevo solo convincermene e da fuori non l'avrebbe notato nessuno, come al solito...nessuno tranne lui, chissà come l'aveva intuito; da come disse che sapeva quanto facesse male ebbi paura che anche lui avesse subito una brutta perdita...magari proprio I suoi genitori anche lui...no, mi auguravo proprio di no, non avrei mai augurato a nessuno di rimanere orfano; quando vidi le lacrime sul suo viso sporsi le mani a raccoglierle con delicatezza e un aria leggermente imbronciata -Non...non piangere...non mi piace la gente pianga-mormorai con la voce leggermente roca, io non piangevo mai...ma le lacrime erano comunque un po' lì lì a tormentarmi. Quell'abbraccio, in qualche modo però anestetizzò un poco del dolore e mi ritrovai a poter fingere un sorriso a cuor leggero quando ci allontanammo, in quel momento mi resi conto dello skate a terra e imprecai leggermente raccogliendolo, non controllai nemmeno se ci fossero nuove ammaccature dopo quella caduta e il dolore al piede era già svanito, non ci sarebbe stata nemmeno la botta che ad una persona normale si sarebbe formata. Ridacchiai vedendolo così felice quando gli dissi che ci saremmo potuti perdere insieme al massimo annuii a quelle parole -Riusciremo a vedere tuuutta la città senza nemmeno renderci conto di come ci saremo arrivati!- esclamai allegro passandomi le dita tra I capelli per ravvivare il ciuffo, sorridendo mentre vedevo le guancette di quel ragazzino con delle pomelline rosse per l'imbarazzo. Quando mi disse che il suo cuore apparteneva ad un altro mi allontanai di scatto con espressione allarmata, accidenti, io non ci stavo provando (non sul serio almeno, stavo scherzando) e di sicuro non volevo far arrabbiare un eventuale ragazzo ma mi si gelò il sangue nelle vene quando disse che lui non c'era più, la mia mano automaticamente andò a sfiorargli la sua che giocava con un braccialettino, sfiorai le sue dita con dolcezza come a volergli dare supporto solo che toccando la piastrina sentii un dolore improvviso ai popastrelli, ritrassi la mano e mi scappò un ringhio basso ma chiaramente animalesco, senza nemmeno rendermene conto, mi guardai la mano di sfuggita e vidi la pelle arrossata e lucida, come per un ustione...ci avrebbe messo di più a guarire, deicsamente di più e mi affrettai a nasconderla in tasca per poi tornare a concentrarmi su di lui -Oh...mi...mi dispiace tanto...- forse era quello il lutto a cui si riferiva prima, chissà come era stato difficile perdere il proprio ragazzo...io ero scappato pur di non far del male a Luke e l'avevo perso ma di sicuro non in quel modo così...definitivo. Parlando poi del panda riuscii a strappargli una risatina -Oh, potresti avere un intero zoo di peluches! Io ho un leone e una tigre in un appartamentino secondo questa logica- dissi annuendo tra me e me -Beh, quando sarai ricco potresti anche avere tutto quello che vorrai- dissi sempre convinto. Mi chiese se suonavo qualcosa e abbassai gli occhi per qualche momento, io vivevo di musica ma non sarebbe mai più potuto essere più di un hobby, non dovevo stare in mezzo alla gente, io -Si, suono la chitarra e...beh, cantavo- dissi accennando un mezzo sorriso. Il suo sguardo sembrava davvero volermi uccidere quando disse che se ci provavo di nuovo mi avrebbe staccato il dito, quindi con sguardo di sfida portai via un altro poco di gelato dals uo cono, portandomi poi di nuovo il dito alle labbra -dicevi...?- chiesi sempre con aria di sfida e una scintilla divertita negli occhi. Quando lo vidi portarmi via un poco di gelato finsi un leggero ringhio divertito -Non lo fare dolcezza...- lo avvertii guardandolo mentre assaggiava il mio gelato. Poi mi incollò un fazzolettino di carta alla bocca e lo guardai allibito, poi con naturalezza tirai il fazzolettino in bocca e lo masticai come se niente fosse -mmmmh, delizioso- dissi per poi togliermi la pallina salivosa di bocca e lanciarla nel cestiono alle mie spalle, come se niente fosse, mia madre avrebbe detto che ero un piccolo selvaggio per quel comportamento -Stai diventando un gelato- osservai con un sorriso divertito per poi dire -Humm, facciamo due passi o stiamo qui? Dipende anche da dove viene a prenderti tua zia...- lo guardai interrogativo.


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